Autore: Alessandro Sacchi

nato ad Alessandria classe 1937 laureato in scienze bibliche

Tempo Ordinario C – 17. Domenica

La preghiera

Viviamo in un’epoca di grandi tragedie che rischiano di sommergerci nell’angoscia e nel sangue. Un tempo nei momenti di grande crisi si chiedeva aiuto a Dio con preghiere e processioni. Oggi serve ancora pregare? Il buon Dio è in grado di darci una mano per risolvere i nostri problemi? In caso contrario a che serve la preghiera? Le letture di oggi ci aiutano appunto a riflettere su questo tema. Nella prima lettura è riportato un racconto didattico riguardante l’efficacia della preghiera di intercessione; da essa risulta la grande misericordia di Dio che è disposto a perdonare una città peccatrice purché ci siano in essa almeno 10 giusti.

Nel brano del vangelo Luca riporta, come modello di preghiera il Padre nostro. In esso con le prime due domande chiediamo a Dio di attuare il suo progetto di salvezza; con le successive domande chiediamo di anticiparne l’attuazione mediante la solidarietà (il nostro pane quotidiano) e il perdono vicendevole. Successivamente Luca riporta due parabole riguardanti l’efficacia della preghiera e la necessità che essa sia costante e fiduciosa. La chiave di lettura si trova alla fine del brano: «Dio darà lo Spirito santo a quelli che glielo chiedono». Quindi la preghiera è efficace nella misura in cui si chiede lo Spirito santo, o meglio, nella misura in cui ci si apre alla sua azione. Lo Spirito Santo è Dio stesso in quanto è presente e opera in questo mondo. La preghiera quindi serve a renderci coscienti dell’opera di Dio nel mondo e a sintonizzarci con essa. Questa preghiera non può non essere esaudita.

Nel brano della lettera ai Colossesi scelto come seconda lettura si ritorna sul tema della misericordia di Dio che, mediante la croce di Cristo, ha dimostrato di essere disposto a perdonarci e ad accoglierci comunque e sempre.

In definitiva, pregare significa rivolgersi con fiducia a Dio, non per ottenere da lui quello c he vorremmo e non siamo capaci di procurarci, ma per capire come lui stia guidando le vicende di questo mondo, in modo da saperci adeguare alla sua volontà e collaborare con lui perché si attui. Aprendoci al piano di Dio la preghiera ci aiuta a liberarci del nostro egoismo e a ricercare un bene più grande, che riguarda l’umanità intera.

Tempo Ordinario C – 16. Domenica

Accoglienza, ascolto e servizio

Il tema di questa liturgia è quello dell’accoglienza, vista come simbolo del rapporto con Gesù e, per mezzo suo, con il Padre. Nella prima lettura la liturgia presenta l’ospitalità di Abramo che, senza saperlo, riceve la visita di Dio. Nel suo comportamento si intrecciano l’impegno per rendere gradevole il soggiorno degli ospiti e l’ascolto di un messaggio importante che gli viene rivolto: entro breve tempo si realizzerà la promessa riguardante la nascita di un figlio, progenitore di un intero popolo.

L’esempio di Abramo serve come chiave di interpretazione per il brano del vangelo nel quale si narra l’accoglienza che Marta e Maria riservano a Gesù. Le due sorelle dimostrano ambedue un grande senso di ospitalità nei suoi confronti. Ma il loro atteggiamento è diverso. Marta, la padrona di casa, rispecchia la preoccupazione di Abramo per gli aspetti materiali dell’ospitalità. Con il suo attivismo ella esprime non solo il desiderio di fare bella figura, ma anche e soprattutto la sua devozione nei confronti di Gesù. Maria invece, interpretando un altro aspetto dell’esempio di Abramo, è più interessata al messaggio e di conseguenza si intrattiene con l’ospite, ascoltando quello che egli le dice. Marta si sente abbandonata dalla sorella e fa a Gesù le sue rimostranze. Pur senza squalificare il suo comportamento, Gesù dimostra chiaramente di preferire quello di Maria. La sua risposta è particolarmente significativa dopo che, con la parabola del buon Samaritano, aveva sottolineato l’importanza del fare come espressione dell’amore del prossimo. Ascoltare e agire sono due facce di una stessa medaglia.

Nella seconda lettura si pone l’accento sulla missione dell’apostolo che consiste nell’essere ministro, cioè servitore della comunità per annunziare, mediante la predicazione del Vangelo, un mistero nascosto da secoli. Questo mistero ha come oggetto Cristo, speranza della gloria futura, da cui dipende la salvezza di tutti, giudei e gentili. L’annunzio della parola prende qui il sopravvento su ogni altro tipo di servizio.

Il servizio dei poveri e dei sofferenti, con i quali Gesù si identifica, ha un posto fondamentale nella sua predicazione. Ma il primato spetta alla comunicazione di un messaggio di speranza, che il credente scopre nel suo rapporto con Dio e dal quale è sostenuto e illuminato nel suo servizio caritativo. Perciò l’ascolto deve sempre precedere e accompagnare l’azione. Questo ascolto costituisce un aspetto essenziale della preghiera, che consiste essenzialmente non nel chiedere qualcosa a Dio ma nell’impegno per comprendere la sua volontà. È significativo che Luca indichi come modello di questo atteggiamento di ascolto non un discepolo di Gesù ma una delle donne che lo seguivano.

Tempo Ordinario C – 15. Domenica

Farsi prossimo

Nella prima lettura si inculca l’osservanza dei comandamenti di Dio, che si riassumono nell’amore di Dio e del prossimo. È interessante che in questo libro la legge dell’amore venga considerata non come oggetto di un’imposizione dall’esterno, fosse pure da parte di Dio, ma come un’esigenza interiore, posta da Dio nell’anima di ogni essere umano, anche se l’egoismo tante volte la oscura e la contraddice.

Nel brano del vangelo Luca mostra come l’amore verso Dio e verso il prossimo sia non solo per Gesù ma anche per i dottori della legge l’unica strada praticabile per ottenere la vita eterna. Il problema si sposta quindi su un altro aspetto di questo insegnamento: chi è il mio prossimo? Come risposta Gesù racconta la parabola del buon samaritano. In essa egli non si limita a sottolineare come l’amore del prossimo consista nella disponibilità ad aiutare chi è nel bisogno, ma mette in questione sia il ruolo della casta sacerdotale sia il rapporto tra giudei e samaritani, che si consideravano vicendevolmente come nemici. Il fatto che l’uomo assalito dai briganti sia un giudeo, mette in luce la gravità del comportamento di due uomini religiosi, un sacerdote e un levita: essi avrebbero dovuto sentirsi coinvolti nella vicenda di quel povero disgraziato non solo per motivi umanitari, ma perché era un giudeo come loro, quindi loro prossimo, che essi erano tenuti ad amare. E invece preferiscono attenersi a semplici prescrizioni riguardanti la purità alle quali come ministri del culto erano tenuti.

Infine nella seconda lettura si parla dell’opera di Cristo come di una riconciliazione di tutte le cose. Non si tratta dunque semplicemente della dovuta riconciliazione tra due persone che hanno litigato, ma di quella pacificazione che sta alla base della convivenza civile all’interno di una nazione o tra nazioni diverse. Tutti devono avere pari diritti e opportunità.

Queste letture mostrano che Gesù ha concepito il regno di Dio come un mondo riconciliato in cui viene eliminata la violenza e vengono abbattuti tutti muri di separazione; un mondo in cui l’amore di Dio non diventa un’alternativa all’amore del prossimo, ma la fonte di una solidarietà che non conosce barriere di alcun tipo, come la razza, il colore, la religione. È questa un’esigenza speciale dei discepoli di Gesù, i quali sono chiamati a non considerare l’altro come prossimo solo quando è vicino o si avvicina a loro, ma di farsi essi stessi prossimo per chiunque è nel bisogno.