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Demolizione di case palestinesi

in “il manifesto” del 4 febbraio 2021

“Le ruspe militari ieri sono arrivate alle prime luci del giorno nella piccola comunità di Humsa Al Bqaia, nel nord della Valle del Giordano. In pochi minuti hanno abbattuto tende e strutture in lamiera lasciando diverse famiglie palestinesi senza un riparo. Un gruppo di attivisti si è dato da fare per rimettere in piedi quanto era stato distrutto. È stato inutile. Poco dopo le autorità israeliane ha fatto eseguire un nuovo sgombero. A Humsa Al Bqaia i bulldozer hanno già distrutto 122 strutture e lo stesso accade in altri villaggi e comunità palestinesi di questa parte della Valle del Giordano. La motivazione ufficiale è sempre la stessa: sono costruzioni abusive sorte su terre demaniali o riservate alle forze armate. Per i palestinesi il punto invece è la loro presenza, per questo da anni vengono spinti verso aree sempre più limitate. Sottolineano che gli insediamenti israeliani nella Valle del Giordano, illegali per la legge internazionale, non sono soggette alle stesse restrizioni e i coloni possono muoversi liberamente.”
(Michele Giorgio)

Brutta notizia in questi giorni nei quali si fa memoria dell’immane tragedia della Shoah!

Una messa “concelebrata”

Ieri papa Francesco ha detto che la Messa «non può essere ascoltata, come se noi fossimo solo spettatori di qualcosa che scivola via senza coinvolgerci», ma «è sempre celebrata, e non solo dal sacerdote che la presiede, ma da tutti i cristiani che la vivono». Parole sacrosante. Mi chiedo però come ciò sia possibile se tutte le preghiere e i gesti sono prestabiliti e compiuti dal sacerdote mentre ai fedeli restano ruoli marginali e anch’essi il più delle volte prestabiliti. Senza un vero scambio di gesti, di pensieri, di esperienze ispirate dalla fede ecc. si celebra un rito (magari “sacerdote” e fedeli insieme) ma non si vive insieme la memoria del Signore.

Le donne e il futuro della Chiesa

Lo scorso 28 luglio è morto all’età di 104 anni il teologo francese Joseph Moingt. Voglio ricordarlo riportando un lucido articolo intitolato Le donne e il futuro della Chiesa. In sintesi p. Moing afferma che solo aprendosi a una piena partecipazione delle donne, su un piano di parità, la Chiesa può far fronte all’inesorabile declino a cui sta andando incontro. Non posso far altro che condividere quanto Moingt dice. Solo ho paura che sia troppo tardi. Man mano che passano gli anni mi appare sempre più chiaro il senso delle parole di Gesù: “Vino nuovo in otri nuovi”. Oggi si richiederebbe un cambio di marcia che forse era possibile cinquant’anni fa, quando sulla scia del Concilio Vaticano II si prospettava un vero cambiamento nella Chiesa. Allora le persone disponibili c’erano, si poteva affrontare la sfida dei tempi. Oggi è diverso. Non perché l’opposizione di chi detiene gli otri vecchi si è fatta più aggressiva e intransigente, ma perché i migliori se ne sono andati ormai da tempo. Sì, è vero, bisogna aver fiducia nello Spirito Santo, ma non sappiamo dove spira. E forse sta preparando un nuovo inizio, con otri veramente nuovi.