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I segni dei tempi

Al tempo del Concilio era questo un tema molto in voga. Poi è scomparso. Oggi dovrebbe essere ripreso in grande stile perchè i segni da interpretare sono tanti. È diffusa la percezione di un declino planetario che mette a rischio la sopravvivenza stessa del nostro pianeta. Ma la fede non può cedere al pessimismo. Se le vicende del mondo sono guidate da un Ente superiore, ogni evento non può essere che un segno di un progetto che si sta realizzando. La fede da sé non può dirci come questo progetto si stia dipanando nel corso della storia. Ma può aprirci gli occhi per vedere come negli eventi e attraverso di essi si stia formando quel grande puzzle che è il nostro destino. E di conseguenza, se si vede, ci si può muovere in quella direzione, senza cedere al pessimismo e allo scoraggiamento.

La confessione

Ho letto con interesse questo articolo sulla confessione. Mi restano però alcune domande. Perché chiamare “confessione dei peccati” e demandare al sacredote quella che può e deve essere una salutare consulenza religiosa. Ormai è noto che il più delle volte non si tratta di peccati veri e propri (materia grave, piena avvertenza e deliberato consenso) ma di sofferenze, debolezze, ferite. Perché imporre l’umiliazione di battersi il petto per quella che è la conseguenza del proprio essere creature e spesso della violenza altrui? Certo negli atti umani c’è sempre una responsabilità personale, ma spesso non la sa valutare neppure la persona interessata. Figurarsi il sacerdote! Solo Dio può giudicare. E poi mi chiedo: il confessore che ascolta il “penitente” in Duomo, e anche il più delle volte in qualsiasi chiesa, che aiuto può offrirgli per iniziare o riprendere un cammino di fede? Al di là delle buone parole e della grazia di Dio che non manca mai, è necessari avere degli ambiti di comunità per andare avanti. Se mancano questi, la confessione diventa un inganno, in cui confessore e penitente sono conniventi.

Libertà

Solitamente si pensa che la libertà consista nella facoltà di scegliere tra diverse possibilità che si presentano. Ma questo è solo un aspetto della libertà. Più in profondità la libertà consiste nel saper scegliere quello che è giusto, a prescindere dai propri interessi e dai propri desideri. Mentre la facoltà di scegliere fra diverse proposte deve essere garantita dalla società, la capacità di scegliere il bene è frutto di una lunga ricerca e di un superamento di condizionamenti che ciascuno porta dentro di sé. Essa richiede molta riflessione e si acquista con grandi sofferenze. A questo tipo di libertà dobbiamo essere instradati fin dalla più tenera età. Ma nessuno ce la può garantire. E soprattutto non è mai acquisita pienamente. Essa comporta l’apertura all’altro, il superamento del proprio egoismo, la capacità di sperare nella vittoria del bene e nella capacità di collaborare con tutti quelli che lo cercano. La vera libertà è molto vicina alla fede.