Tempo Ordinario B – 19. Domenica
La liturgia di questa domenica propone il tema dell’esperienza di Dio. Al profeta Elia, che fugge perché la regina Gezabele lo vuole far uccidere, Dio gli indica la strada verso la sacra montagna, l’Oreb, dove si manifesterà a lui. Al tempo stesso gli dà un cibo che lo sostiene nel lungo cammino che dovrà percorrere. L’Oreb è un altro nome per indicare il monte Sinai ai piedi del quale Dio ha fatto con il popolo di Israele un’alleanza. Elia deve dunque risalire alle origini dell’esperienza religiosa del suo popolo. E’ un cammino interiore che deve fare da solo. Ma Dio gli è accanto e lo sostiene nei momenti di sconforto e di paura.
Nel brano del vangelo Gesù dice: «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre mio». E soggiunge: «Sta scritto nei profeti: E tutti saranno istruiti da Dio». Poi sottolinea nuovamente: «Chiunque ha ascoltato il Padre viene a me». Il piano di Dio è dunque quello di condurre a sé tutta l’umanità. Perciò ha affidato al suo Figlio il compito di dare a tutti un insegnamento interiore che consiste nel saper ascoltare la voce dello Spirito. In altre parole egli conduce a Cristo quelli che lo cercano perché possano ottenere per mezzo suo quella istruzione interiore che è simboleggiata nella metafora del pane di vita. Gesù è il pane di vita in quanto è lui stesso la Parola che si dona e scava nel cuore degli uomini.
Nella seconda lettura, tratta dalla lettera agli Efesini, viene proposto un nuovo modo di vivere che è frutto dell’esperienza interiore dello Spirito. Per il credente esiste il rischio di rattristare lo Spirito, mettendo al suo postro dottrine e regole di vita imposte dall’esterno. Lo scopo della vita cristiana è invece quello di fare un’esperienza interiore di Dio in modo tale da diventare suoi imitatori. Ciò significa imparare da Cristo, prendendo come punto di riferimento i suoi pensieri e le sue scelte.
Per noi cristiani c’è sempre il rischio di imporre dottrine e regole di vita prestabilite, presentandole come rivelazione di Dio, raccolte magari in prontuari (catechismi) da memorizzare. Ciò che importa invece è aiutare la persona a rientrare in se stessa e a scoprire in sé i valori a cui ispirarsi. E’ questo il compito che si è assunto Gesù e che ha trasmesso alla sua comunità.
Come esprimere la meraviglia che si prova di fronte a un bambino che cresce? Appena nato un primo urlo segnala la sua esistenza. Poi la ricerca del seno materno, la meraviglia del primo sorriso, le prime parole, i primi passi. All’inizio sembrava un fagottino capace solo di succhiare e di urlare, ma poi ecco la rivelazione: una spugna che assorbe tutto e cresce a vista d’occhio sia fisicamente che mentalmente, come un programma informatico che divora i dati che gli vengono immessi.
Questa crescita nell’essere e nel sapere è il miracolo di ogni essere umano. Tutte le sue facoltà sono perfette fin dall’inizio, ma si sviluppano in un rapporto costante con l’ambiente, le persone, gli eventi della vita. Una crescita che ha bisogno di cibo non solo materiale ma anche spirituale che gli viene dall’esterno, come il pane fornito a Elia nel deserto, dal quale riceve la forza per giungere al monte di Dio, cioè a quella pienezza di vita a cui ogni essere umano è chiamato.
In fondo, è l’attrattiva di una meta desiderabile che scatena le energie richieste per sostenere le fatiche di questo cammino. In linguaggio religioso, è Dio che attrae a sé ogni essere umano e gli garantisce quel rifornimento spirituale di cui ha bisogno per camminare nel deserto di questo mondo. E qui entra in gioco il ruolo di un maestro: non uno ma tanti. Tuttavia fra i tanti è uno quello che si ricorda di più, dal quale si è ricevuto quel nutrimento spirituale che dà sapore a tutto il resto. Per il cristiano Gesù è quell’unico Maestro che non esclude gli altri ma illumina e dà senso ai loro insegnamenti.
Se Dio è la meta a cui ogni essere umano tende, Gesù è colui che indica la via: non quella della rabbia contro tutto ciò che è storto, ma la pazienza di operare quotidianamente perché prevalga la giustizia e l’amore. E questo lui può farlo perché ha saputo camminare per primo verso il monte di Dio, mettendo a repentaglio la propria vita; e così facendo, come si dice nella seconda lettura, ha aperto la strada a tutti coloro che camminano in cordata con lui.