Santissima Trinità A
L’incontro con il Dio inconoscibile
Nel primo concilio di Nicea, che ha avuto luogo nel 325, è stata formulata la dottrina secondo cui Dio è unico quanto a natura ma in lui ci sono due persone, il Padre, il Figlio; successivamente è stata aggiunta una terza persona, lo Spirito santo. Questa dottrina ha consentito il superamento delle divergenze allora presenti nel movimento cristiano. Con il tempo però è diventato una formula che, proprio perché è continuamente ripetuta, non suggerisce più nulla ai cristiani ordinari. È dunque importante riscoprire l’origine biblica di questa dottrina e i riflessi che ha nella vita spirituale dei credenti.
Nella prima lettura è riportato il nucleo centrale del messaggio biblico, secondo il quale il mondo trae origine da una Realtà superiore, chiamata YHWH, che l’ha voluto e l’ha realizzato attraverso un’evoluzione che è durata miliardi di anni. Questo Dio è misericordioso, non tanto perché perdona il peccato di chi si pente, ma perché accetta tutte le creature che da lui hanno origine, nonostante tutti i loro limiti e le loro miserie, e dà loro armonia e finalità. È per questa sua misericordia che Dio ha ricevuto l’appellativo di Padre.
Nel brano del vangelo la paternità di Dio viene espressa come un immenso amore che si manifesta in massimo grado nella persona umana di Gesù. In quanto atto supremo di amore, il suo essere innalzato sulla croce appare come una gloria e non come un’umiliazione. Egli diventa così Maestro e ispiratore di chi si apre al suo messaggio. Ogni essere umano è equipaggiato per fare l’esperienza di Dio. Senza questa possibilità non potremmo vivere. Esistono però uomini che hanno percepito il divino in un modo speciale e sono diventati le guide spirituali dell’umanità. Gesù è uno di questi. Per i suoi discepoli è lui in sommo grado il Rivelatore del Padre. In lui essi hanno visto un riflesso speciale del Dio nascosto, il volto umano di Dio.
Nella seconda lettura, Paolo invita i cristiani a praticare l’amore vicendevole. Poi esprime i suoi saluti mediante una formula trinitaria in cui il Padre viene visto come fonte dell’amore e il Figlio come colui che ci ha donato la grazia di Dio; al terzo posto viene evocato lo Spirito come garante della comunione, cioè del legame profondo che unisce i credenti fra loro e con Dio. In altre parole il Dio nascosto si è manifestata in Gesù di Nazaret e agisce mediante lo Spirito da lui elargito nel cuore di chi crede in lui.
La Trinità è una formula che è stata imposta spesso con metodi violenti e intolleranti. Oggi è importante che non sia più ripetuta mnemonicamente ma aiuti a comprendere il mistero di un Dio nascosto che si rivela come Padre mediante il suo Figlio Gesù Cristo e muove come soffio vitale persone e cose perché evolvano verso quella pienezza che egli ha assegnato loro come scopo della sua creazione.
Sono totalmente d’accordo con Sandra. Il concetto delle tre”persone” uguali e distinte incrina il monoteismo e non e’ necessario, anzi disturba l’orientamento della fede. Riflette un approccio antropomorfico che poteva andare bene per fare accettare il cristianesimo ai pagani dai molti dei. Ma oggi e’ una forzatura. Mi sembra piu’ sensato parlare di tre “manifestazioni”, “espressioni” “segni” “irradiazioni”del Dio unico.
D’altronde se la Trinita’ e’ un mistero perche’ voilerla forzare in schemi rigidi?
Un caro saluto da Michele
Il dogma trinitario suscita oggi in molti di noi perplessità, incomprensione, se non addirittura un netto rifiuto. Così succede con molti altri dogmi, interpretazioni, affermazioni che in 2000 anni di storia della chiesa si sono stratificati. Per non parlare poi della Messa, in cui enunciazioni di principio, ritualità e letture spesso incomprensibili vanno strettamente a braccetto. Tutto questo è vero, ma a volte ho l’impressione che in questa furia revisionista, se così si può chiamare, si corra il rischio di buttare, insieme all’acqua sporca di tante sovrastrutture, anche il bambino, cioè dei nuclei fondanti e ancora validi della fede cristiana. Mi Sento spesso confusa e disorientata, ma forse questo è il prezzo da pagare in una ricerca mai conclusa.
La mia impressione è che oggi ci troviamo a camminare su due binari. Da una parte chi vuol rinnovare il cristianesimo tradizionale e dall’altra chi vuole tenerlo in vita, così come oggi ci è presentato, anche se non più rispondente a un moderno modo di pensare e si arrampica sugli specchi per dare significato a quei simboli che, se venissero meno, forse potrebbero rivelare la presenza di un grande vuoto.
Se pensiamo Gesù “uomo”, il racconto delle sue scelte di vita, delle sue parole si deve fermare al momento in cui Gesù non c’è più.
I movimenti che sono nati subito dopo, intorno alla sua memoria, non raccontano certo la Trinità. Questa viene decisa nel Concilio di Nicea, 325, presieduto da un imperatore e mette a tacere i conflitti con l’arianesimo. Come si è potuto inserirla come dogma nella dottrina?