Autore: Alessandro Sacchi

nato ad Alessandria classe 1937 laureato in scienze bibliche

Il Papa vara la riforma dell’ordinamento giudiziario

Ho letto su Vatican Insider la notizia di questa riforma del sistema giudiziario della Chiesa. È un tema su cui abbiamo discusso nei nostri Sabati biblici, mettendo a confronto le esigenze del Vangelo con i progressi del sistema giudiziario in campo civile e penale. Mi sembra che con questo intervento del Papa si garantiscano tre aspetti che ritengo irrinunziabili anche in campo religioso: l’indipendenza della magistratura ecclesiale, il diritto a una difesa, la trasparenza dei processi. Forse nella tomba Galileo Galilei avrà esultato. E con lui tanti buoni cristiani, defunti o ancora viventi, che hanno pagato un amaro prezzo all’intolleranza della gerarchia e ai soprusi dei tribunali ecclesiastici. Sono impaziente di conoscere più nei dettagli queste nuove disposizioni, ma dal poco che ho letto mi sembra che si apra una grande prospettiva di libertà e di rinnovamento.

Tempo di Quaresima A – 4. Domenica

La luce della salvezza

Il tema di questa liturgia consiste nella metafora della luce applicata alla persona di Gesù. Nella prima lettura si racconta l’episodio emblematico della chiamata di Davide come re al posto di Saul. Davanti a Samuele sfilano prima i suoi fratelli, maturi e robusti, ma alla fine è scelto proprio lui, un ragazzino privo di qualsiasi qualità regale, che non era neppure presente. L’insegnamento di questo testo è condensato nel detto: «L’uomo vede l’apparenza ma il Signore vede il cuore». Per una scelta gratuita di Dio anche Davide è un «inviato» come sarà il suo lontano discendente.

La lettura del vangelo approfondisce questo tema in quanto presenta l’esperienza di un uomo, cieco dalla nascita, che incontra Gesù e da lui è guarito. La guarigione del cieco nato è presentata da Giovanni come una illuminazione. Questa luce gli viene donata da Gesù mediante l’immersione in una fonte che si chiama Siloe, che significa «inviato». Questa immersione ha carattere simbolico in quanto illustra l’incontro con Cristo, l’inviato per eccellenza: èlui che porta al mondo la luce di Dio. La guarigione fisica, infatti, apre al cieco un percorso che lo porta a un incontro personale con Gesù, luce del mondo. Una volta guarito, egli affronta con coraggio gli oppositori che vogliono fargli negare il dono ricevuto. Non ha paura neppure della scomunica da parte delle autorità. Attraverso queste difficoltà egli giunge all’incontro finale con Cristo che si rivela a lui come il Messia. Tutto il racconto ha lo scopo di mostrare, attraverso l’esempio del cieco guarito, che Gesù è portatore di una luce capace di guidare i credenti verso Dio e fare di loro una comunità di fratelli. Da esso emerge il contrasto tra i farisei che non vogliono riconoscere Gesù e il cieco che riacquista la vista e alla fine giunge a riconoscere Gesù e a credere in lui. I primi credono di vedere, ma diventano sempre più ciechi perché sono chiusi nelle loro idee e preconcetti, mentre il cieco guarito si apre alla novità portata da Gesù e trova in lui il senso della vita.

Nella seconda lettura l’autore spiega che cosa significa accogliere Cristo luce del mondo. Per il credente si tratta sostanzialmente di rompere con il male e di orientarsi verso i frutti della luce, identificati nella bontà, nella giustizia e nella verità. In queste tre parole è condensato un programma di vita in cui la ricerca del bene non è mai disgiunta dall’apertura alla verità, in qualunque modo si manifesti, e dal rapporto di amore verso tutti i figli di Dio. E l’autore sottolinea che proprio comportandoci come figli della luce, e non con facili denunce, si vincono le tenebre che sembrano invadere il mondo.

La luce di cui parla la liturgia di questa domenica consiste nella possibilità di dare un senso alla propria vita. Ciascuno di noi si porta dentro delle domande a cui è difficile dare una risposta: da dove vengo? Che cosa ci sto a fare in questo mondo? Che cosa mi aspetta alla mia morte? Gesù è per noi una luce non perché dà una risposta prefabbricata a queste domande ma perché, da vero Maestro, ci stimola a ricercare e trovare noi stessi una risposta. Ma non sarà mai una risposta definitiva. L’unica risposta possibile sta nel vivere con sincerità in rapporto con lui, aprendo gli occhi a tutto quanto la vita e il rapporto con gli altri ci insegnano. Questo è anche il motivo che giustifica l’esistenza di una comunità cristiana.

Pregare in tempo di coronavirus

In tempo di epidemia si sente da più parti l’invito a pregare. Anche persone poco o per nulla praticanti ne sentono il bisogno. Ma che cosa significa pregare in una situazione come questa? Ci sono tanti modi di pregare e ciascuno deve scegliere quello che è più confacente alla sua spiritualità. Però sarebbe bello comunicare agli altri quello che si è colto in questo difficile e doloroso frangente. Perciò faccio la proposta a chi segue questo sito: scrivete un commento a questo blog. E’ una buona occasione per dare forma ai propri pensieri e per fare qualcosa che normalmente non si fa per mancanza di tempo e di stimoli.