Avvento C – 2. Domenica
Il tema di queste letture è quello delle vie del Signore che noi siamo chiamati a percorrere per andare incontro a Gesù che viene. Nella prima lettura un autore che si nasconde sotto lo pseudonimo di Baruc, segretario del profeta Geremia, ripensa, dopo parecchi anni, al ritorno degli esuli da Babilonia a Gerusalemme. Secondo lui si tratta di un evento che riguarda non gli israeliti del passato, ma i suoi contemporanei. Ad essi egli prospetta la necessità di mettersi ancora in cammino sotto la guida di Dio che cammina con loro. In altre parole Baruc suggerisce loro di non sentirsi degli arrivati, ma di riprendere il cammino per costruire una società conforme al volere di Dio.
Nel brano del vangelo la stessa immagine viene ripresa da Luca il quale, dopo alcuni decenni, la applica a un nuovo evento, quello della predicazione di Giovanni il Battista. Anzitutto è la parola di Dio che si muove, che scende. Colpisce il fatto che essa non vada nei palazzi del potere, ma si rechi nel deserto e raggiunga un uomo, Giovanni, che proprio lì predica alla gente comune, ai poveri e ai diseredati, prospettando loro la necessità di convertirsi per andare incontro al Signore che viene. Secondo Luca Giovanni si è recato nel deserto per preparare la strada nella quale Dio camminerà alla testa del suo popolo rinnovato. In realtà è Dio stesso che prepara la strada, riempie i burroni e spiana i monti e i colli. Sono i peccatori che devono convertirsi, cioè trovare questa strada e mettersi in cammino, sapendo che Dio non farà loro mancare il suo sostegno e il suo aiuto. Per l’evangelista è importante sottolineare, al termine della citazione di Isaia, che ora la salvezza non è offerta solo a un popolo particolare ma è messa a disposizione di ogni uomo.
Nella seconda lettura, Paolo loda i cristiani di Filippi per la loro cooperazione alla diffusione del vangelo e li esorta a crescere sempre di più nella conoscenza di Dio e a saper discernere ciò che è bene. Anche qui, sebbene non si faccia uso dell’immagine della strada, quello che si prospetta è un cammino da proseguire per essere fedeli al vangelo.
Il messaggio di queste letture viene rivolto anche ai cristiani di oggi. Viviamo in un mondo che cambia velocemente e tante volte noi siamo fermi, rimpiangendo le sicurezze del passato. Dobbiamo riscuoterci e metterci in cammino nella strada che ci porta incontro al Signore. Sono tanti gli ostacoli che incontriamo sul nostro cammino: la pandemia da Covid, le migrazioni, i cambiamenti climatici, le guerre. Ma noi dobbiamo vedere in essi non dei castighi ma delle opportunità da cogliere per trasformare il deserto in un giardino rigoglioso,. Ma ciò esige da noi che siamo pronti a fare qualche rinuncia in modo da consentire anche ad altri di avere una vita conforme alla loro dignità.
È difficile conservare una fede costante nel Bene assoluto che ci trascende. Molte volte sorge il dubbio che da soli ci illudiamo, per non cadere nella disperazione del non senso e del vivere solo per noi stessi.
L’immagine della via, che emerge dalle letture di questa domenica, indica un comportamento, una ricerca, un cammino verso una meta. Essa è delineata nella seconda parte del libro di Isaia (Deutero-Isaia) e deriva dall’esperienza fatta dai giudei esuli al momento del ritorno nella loro terra. Questa immagine viene ripresa sia nella prima lettura, composta qualche decennio prima di Cristo, sia nel brano del vangelo, dove designa l’opera di Giovanni il Battista. Nella prima lettura viene messa più in risalto l’iniziativa di Dio che spiana la strada al popolo, mentre nella citazione del vangelo si pone l’accento sull’opera dell’uomo. Per Giovanni infatti questa via consiste nel battesimo per il perdono dei peccati. Per noi il simbolismo del battesimo resta oscuro in quanto questo rito, applicato ai bambini, perde il suo necessario collegamento con la fede. Anche il concetto di peccato come offesa a Dio da riparare non ci è più familiare: infatti non riusciamo più a concepire un Dio che si adira per un’offesa che gli è stata inflitta dall’umanità e ne mediata la distruzione, con l’eccezione degli eletti. In questo senso Dio è morto, non crediamo più nella sua esistenza. Per noi Dio è un mistero incomprensibile, che però ci ha dato dei segni della sua presenza nell’ordine della natura, nel mistero della vita in tutte le sue manifestazioni, nel bisogno di giustizia e di amore che noi tutti sentiamo. Pregare questo Dio significa ritornare alle sorgenti della vita per saper discernere ciò che è bene per noi è per gli altri. Perciò la volontà di Dio non consiste in norme da praticare ma nel mettersi al servizio dell’umanità, per attuare non solo una maggiore condivisione dei beni materiali ma anche una vera fraternità e di solidarietà. Per fare ciò ciascuno ha ricevuto una molteplicità di talenti (doni, carismi) da utilizzare non per il proprio interesse ma per il bene di tutti. In questo senso possiamo dire che ciascuno ha una «vocazione». Fare la volontà di Dio significa dunque cercare il modo più congeniale per noi di perseguire la giustizia e l’amore. L’importante è ricercare questo Dio che è il Bene assoluto. Su questa strada si incontra Gesù che non ha minacciato il castigo di Dio ma ha annunziato che Dio è Padre: fuori metafora, ha voluto dire che ogni essere umano è immerso in un mistero di amore che i suoi discepoli sono chiamati continuamente a vivere e a svelare. In questo consiste la collaborazione data dai filippesi a Paolo nell’annunzio del vangelo.
Mi collego alla riflessione scorsa dove si accennava alla Teologia della Liberazione, che univano le comunità di base,la nascita di Mani Tese,le aperture dei centri accoglienza, apertura di esperienze per minori ( Comin), ecc. Nati da gruppi di laici che hanno tracciato un cammino, non credenti ,esempio x chi si dice cristiano.Purtroppo esempi negativi sono venuti da ambiti religiosi. Ma ora forse dobbiamo solo ascoltare ,ciò che il Signore ci dice e ci ha detto, per corrispondere al progetto che ha per ciascuno di noi. Fare silenzio, operoso orante silenzio,per cogliere una nuova direzione utile fraterna