Il peccato originale
Ho letto con piacere l’articolo di Mario Setta sul peccato originale. Mi sembra un’ottima riflessione su un problema fondamentale del cristianesimo, che è stato oggetto di grossi malintesi. E’ vero, una revisione di questo tema mette in crisi l’interpretazione tradizionale dei rapporti tra Dio e l’umanità. Forse tanti aspetti del catechismo crollerano come castelli di carte. Ma bisogna affrontare il problema con sincerità se si vuole avere un minimo di dialogo con il mondo contemporaneo. Altrimenti non lamentiamoci se la gente abbandona la chiesa.
Alcune informazioni su Pierre Teilhard De Chardin.
Papa Paolo VI. In un discorso sui rapporti tra scienza e fede si riferì a Teilhard come ad uno scienziato che, proprio nello studio della materia, fosse riuscito a «trovare lo spirito», e come la sua spiegazione dell’universo manifestasse, anziché negare, «la presenza di Dio nell’universo quale Principio Intelligente e Creatore» (“Insegnamenti” 1966, pp. 992-993).
Benedetto XVI. In Principi di Teologia cattolica del 1987 ammise che uno dei documenti principali del Concilio Vaticano II, la Gaudium et Spes fosse fortemente permeata dal pensiero del gesuita francese. Benedetto XVI inoltre ha affermato che quella di Teilhard fu una grande visione ovvero per cui alla fine avremo una vera liturgia cosmica, e il cosmo diventerà ostia vivente (Omelia di Benedetto XVI per i Vespri nella Cattedrale di Aosta 24/07/2009) : è l’idea della noosfera (noo: ‘mente’, sfera: ‘cosmo’).
Don Giussani. Nel 1985 al Meeting. « Il pericolo maggiore che possa temere l’umanità – dice Teilhard de Chardin – non è una catastrofe che venga dal di fuori, non è né la fame, né la peste; è invece quella malattia spirituale, la più terribile perché il più direttamente umano dei flagelli, che è la perdita del gusto di vivere».
La comunità dei gesuiti. In America nel marzo 2005 I gesuiti statunitensi hanno reso omaggio a Teilhard perché avrebbe consentito ai cattolici di liberarsi del fardello della spiritualità tridentina «appesantita dalla colpa e dal peccato» e perché «insegnò alle donne e agli uomini moderni a trovare Dio in tutte le cose».
Coraggiosa e interessante e in linea con il cambiamento che dovremmo perseguire, l’interpretazione di Mario Setta dei primi versetti della Genesi. Quello che fino ad oggi, anche se a livello mitico e simbolico (non per la chiesa cattolica!),abbiamo considerato come racconto del peccato originale, diventa invece il racconto dell’inizio della nostra liberazione da una sudditanza nei confronti della divinità verso una realizzazione umana piena! Da un peccato che si tramanda a tutte le generazioni a un atto di liberazione, cui dobbiamo attivamente partecipare, sicuri di non trasgredire nessun dogma, ma di crescere in un’autonomia positiva. Il serpente diventa metafora della conoscenza e libera l’uomo da quell’involucro pessimistico in cui è sempre stato avvolto e colloca Gesù nella sua piena dimensione umana, portatore di un messaggio universale, rivolto a tutti gli uomini.
Certamente Sandro ha ragione, questo è un discorso che mette in crisi un’interpretazione tradizionale dei rapporti tra Dio e l’umanità, ma se vogliamo rivolgerci alla trascendenza con “verità” dobbiamo continuarlo ed approfondirlo.
La vita di Gesù rappresenta un esempio, un modo di essere che può dar senso anche alla nostra vita, se liberamente e consapevolmente scegliamo di seguirlo, al di là di tanta retorica sul sangue versato. È anche interessante la diversa immagine di Eva, non più vista nell’ottica maschilista della tentatrice che induce in tentazione il povero, ingenuo Adamo (immagine a cui da sempre fa da contraltare la figura di Maria sempre vergine).
Tutto un bagaglio mitologico che purtroppo ancora oggi è trasmesso fin dalle elementari, in ore e ore di religione a scuola e di catechismo in parrocchia, con il reale pericolo che, una volta diventati adolescenti, questi bambini buttino per sempre, insieme all’acqua sporca, anche il bambino.