Categoria: Tempo ordinario C

Tempo Ordinario C – 15. Domenica

Farsi prossimo

Nella prima lettura si inculca l’osservanza dei comandamenti di Dio, che si riassumono nell’amore di Dio e del prossimo. È interessante che in questo libro la legge dell’amore venga considerata non come oggetto di un’imposizione dall’esterno, fosse pure da parte di Dio, ma come un’esigenza interiore, posta da Dio nell’anima di ogni essere umano, anche se l’egoismo tante volte la oscura e la contraddice.

Nel brano del vangelo Luca mostra come l’amore verso Dio e verso il prossimo sia non solo per Gesù ma anche per i dottori della legge l’unica strada praticabile per ottenere la vita eterna. Il problema si sposta quindi su un altro aspetto di questo insegnamento: chi è il mio prossimo? Come risposta Gesù racconta la parabola del buon samaritano. In essa egli non si limita a sottolineare come l’amore del prossimo consista nella disponibilità ad aiutare chi è nel bisogno, ma mette in questione sia il ruolo della casta sacerdotale sia il rapporto tra giudei e samaritani, che si consideravano vicendevolmente come nemici. Il fatto che l’uomo assalito dai briganti sia un giudeo, mette in luce la gravità del comportamento di due uomini religiosi, un sacerdote e un levita: essi avrebbero dovuto sentirsi coinvolti nella vicenda di quel povero disgraziato non solo per motivi umanitari, ma perché era un giudeo come loro, quindi loro prossimo, che essi erano tenuti ad amare. E invece preferiscono attenersi a semplici prescrizioni riguardanti la purità alle quali come ministri del culto erano tenuti.

Infine nella seconda lettura si parla dell’opera di Cristo come di una riconciliazione di tutte le cose. Non si tratta dunque semplicemente della dovuta riconciliazione tra due persone che hanno litigato, ma di quella pacificazione che sta alla base della convivenza civile all’interno di una nazione o tra nazioni diverse. Tutti devono avere pari diritti e opportunità.

Queste letture mostrano che Gesù ha concepito il regno di Dio come un mondo riconciliato in cui viene eliminata la violenza e vengono abbattuti tutti muri di separazione; un mondo in cui l’amore di Dio non diventa un’alternativa all’amore del prossimo, ma la fonte di una solidarietà che non conosce barriere di alcun tipo, come la razza, il colore, la religione. È questa un’esigenza speciale dei discepoli di Gesù, i quali sono chiamati a non considerare l’altro come prossimo solo quando è vicino o si avvicina a loro, ma di farsi essi stessi prossimo per chiunque è nel bisogno.

Tempo Ordinario C – 14. Domenica

Cristianizzazione o evangelizzazione?

In questa domenica la liturgia ci invita a riflettere sul tema della missione. Nella prima lettura, ricavata dalla terza parte del libro di Isaia, si descrive la Gerusalemme degli ultimi tempi, nella quale scorre la pace come un fiume, fonte di gioia e di benessere. È questa un’immagine per indicare la società ideale verso la cui realizzazione tende il piano di Dio nella storia. Dopo l’esilio babilonese i profeti invitano i giudei non solo a orientarsi verso questo ideale ma anche a proporlo alle altre nazioni, diventando così un punto di riferimento per tutta l’umanità.

Nel brano del vangelo, Luca, che aveva già narrato l’invio in missione dei Dodici, riprende una tradizione parallela per raccontare l’invio di altri settantadue discepoli: essi rappresentano tutti i futuri missionari, anzi, tutti i discepoli di Gesù, cioè i cristiani. Il loro compito è quello di annunziare la venuta del regno di Dio e manifestarne la natura mediante un comportamento veramente alternativo rispetto ai valori correnti nella società. Essi dovranno essere come agnelli in mezzo ai lupi, cioè portatori di pace e araldi della non violenza. Non dovranno portare né borsa, né sacca, né sandali per mostrare che il regno di Dio non consiste nell’avere di più ma in una solidarietà vera. Infine dovranno guarire i malati perché la salute del corpo e dello spirito è la condizione primaria perché una società sia più giusta e fraterna. Il brano termina con il ritorno dei missionari i quali sono pieni di gioia perché anche i demoni si sottomettono a loro. Gesù commenta dicendo di aver visto satana cadere dal cielo come una folgore: è questa un’immagine con cui si esprime l’efficacia della predicazione del Vangelo. Ma per Gesù è più importante il fatto che i loro nomi sono scritti nei cieli, cioè la soddisfazione e la gioia di essere loro stessi già partecipi fin d’ora del regno di Dio che annunziano.

Nella seconda lettura Paolo fa un’affermazione che per quei tempi era veramente rivoluzionaria: ciò che conta non è la circoncisione o la non circoncisione, ma l’essere nuova creatura. Per gli ebrei la circoncisione era importante come segno dell’alleanza tra Dio e il suo popolo. Per Paolo ciò non è essenziale. Quello a cui deve tendere il credente è un rapporto nuovo con Dio e con i fratelli in vista di un mondo migliore.

Alla luce di queste letture dobbiamo imparare a distinguere tra evangelizzazione e cristianizzazione. Questa consiste nell’imporre i riti, i comandamenti morali o i dogmi della Chiesa come gli unici strumenti di salvezza. L’evangelizzazione invece è l’annunzio di un mondo nuovo in cui prevale la giustizia, la solidarietà e la pace. Essere cristiani vuol dire credere che questo nuovo mondo sia a portata di mano e che sia possibile anticiparlo nell’oggi mediante rapporti nuovi in cui prevale la giustizia e la fraternità. Evangelizzare non significa invitare a entrare nella Chiesa per ottenere la salvezza in questa o nell’altra vita, ma piuttosto operare nella e con la comunità dei credenti per rendere questa umanità più umana.

Tempo Ordinario C – 13. Domenica

Una scelta di libertà

La liturgia di questa domenica è incentrata sul tema della libertà che Gesù sceglie per sé e propone a coloro che lo seguono. Nella lettura dell’Antico Testamento è riportato il racconto della chiamata di Elisea da parte del profeta Elia. Questi, pur esigendo da lui di abbandonare tutto per seguirlo, gli consente, prima di partire, di andare a salutare i suoi. Ma si tratta di un gesto di non ritorno: servendosi per il pasto della carne dei buoi e cucinandola con il legno dei suoi strumenti di lavoro, Eliseo dimostra di aver fatto una scelta radicale di autentica libertà.

Gesù ha espresso questa esigenza di libertà quando lui stesso si è messo in cammino verso Gerusalemme. Egli ha preso questa decisione pur sapendo che andava incontro a contrasti e sofferenze e infine alla morte. In questa prospettiva egli si oppone a due discepoli, Giacomo e Giovanni, che vorrebbero far scendere il fuoco dal cielo su un villaggio di samaritani che non gli hanno dato ospitalità. Mentre si avvia ad essere oggetto di una violenza inaudita, Gesù rifiuta ogni violenza nei confronti degli altri. A questa scelta si ispira quando indica le condizioni per essere suo discepolo. Anzitutto egli propone la rinuncia ai beni materiali: il discepolo deve imitare il maestro che non ha neppure una pietra su cui posare il suo capo. Come seconda e la terza condizione egli esige il distacco dalla famiglia, o meglio da una concezione borghese della famiglia, tutta chiusa in se stessa, preoccupata unicamente del proprio tornaconto e delle proprie sicurezze. In sintesi, Gesù esige che anche chi accetta di diventare suo discepolo faccia una scelta di libertà, mettendo il regno di Dio al di sopra dei propri interessi personali e famigliari.

Nel brano della lettera ai Galati scelto come seconda lettura, Paolo mette l’accento sulla libertà interiore a cui il credente è chiamato. Secondo lui si diventa schiavi quando si cede ai propri desideri egoistici, magari sentendosi a posto con Dio perché si praticano i comandamenti o si osservano le leggi dello stato. La vera libertà non consiste nel fare o nel non fare certe cose ma nel mettere al primo posto le esigenze dell’amore per il prossimo.

A volte si confonde la libertà con la facoltà di scegliere quello che piace, quello che fa comodo, senza alcuna costrizione. Oppure si pensa che la libertà si identifichi con la democrazia. Magari si è anche d’accordo che la propria libertà cessa là dove inizia la libertà dell’altro. Per Gesù non è così. La vera libertà consiste nel mettersi al servizio del prossimo, con la disponibilità a pagare di persona per il suo bene, evitando qualsiasi ricorso alla violenza. Ciò può avvenire in vari modi, nella chiesa e nella società, tenendo conto però che si tratta di un lungo cammino, analogo a quello che ha portato Gesù a Gerusalemme.