Scure medievale sul priore di Bose
“Secondo le bislacche teorie dell’esecutore del decreto, in ogni fondatore si cela un abusatore (sic!) ed Enzo Bianchi confermerebbe il suo teorema alla lettera. Ma l’esclusione forzata sarebbe anche quella degli eredi di Bose. Il padre si è svelato ai loro occhi come un malato inguaribile di narcisismo. Può accadere. Ma destinare il fondatore al confino… Papa Francesco è il solo ad avere l’autorità e il giusto sguardo per salvare Enzo Bianchi da una umiliazione che non merita.”
(da Scure medievale sul priore di Bose di Massimo Recalcati in La Stampa del 11 febbraio 2021).
Ma perché proprio il papa ha avvallato una decisione così astrusa? Perché si è lasciato coinvolgere personalmente in quella che poteva essere semplicemente una bega di convento? E per di più in modo tale da non potersi tirare indietro. E’ difficile evitare il dubbio che ci sia qualcosa d’altro che non si può dire. Oppure che si sia voluto affossare un’esperienza post-conciliare, approfittando di dissidi interni. Ma perché? Una cosa è certa: qualunque sia la spiegazione che si dà, resta valido il titolo dell’articolo di Recalcati.
Conosco da anni, fin quasi dalla costituzione di Bose, Padre Enzo Bianchi in via mediata da libri, conferenze, dibattiti, commenti sulla Parola, sulla Bibbia, incontri a Bose, in momenti cosiddetti forti in preparazione al Natale e alla Pasqua, e di confronto con personalità laiche del mondo civile e culturale. Il sito web di Bose è stato una grande intuizione e realizzazione per la ricchezza dei contenuti, ancora lo è. Padre Bianchi ha reso testimonianza al messaggio del cardinal Martini secondo il quale per il cristiano è più importante, essere pensante o non pensante piuttosto che dirsi credente o non credente. il suo pensiero, le sue interpretazioni e gli stimoli per una riflessione personale hanno indotto una sintonia per cercare di crescere nell’ essere cristianesimo: posso dire che mi ha fatto bene; questo è importante. Fin dallo scorso anno sono rimasto sorpreso, sconcertato per l’evoluzione della verifica a Bose. Sinceramente non capisco: la misericordia, tanto proclamata, forse si scontra con “ferree regole canoniche formali “che governano le comunità monastiche (non le conosco), oppure il pensiero di padre Bianchi disturba e mette in crisi una certa parte del mondo ecclesiale. Chi? il potere che anche nella Chiesa è una tentazione? La conclusione del forzato allontanamento da Bose ancor più mi amareggia anche dal punto di vista umano, perché non se ne capiscono e non se ne rendono esplicite ragioni sostanziali, altro che non siano il rispetto di norme gerarchiche? (medioevali come dice Massimo Recalcati). Ma con realismo penso che anche la Chiesa non è un tutto omogeno, gli spigoli e le dinamiche di confronto (il così detto poliedro di Papa Francesco) ne esprimono visioni e modi e di essere.
Padre Bianchi ha avuto il coraggio di esprimere una interpretazione del messaggio che mi ha aiutato. Gli sono riconoscente.
Mi dispiace tanto per quello che è successo a Padre Enzo Bianchi che ritengo una persona che ha dato tanto e continua a dare alla chiesa intera per aiutarla a crescere secondo lo stile del Vangelo. L’allontanamento richiestogli ed il metodo che è stato pensato per attuarlo mi sembra davvero frutto di un atteggiamento poco rispettoso della persona, quasi un po’ sadico, in stile con un certo modo di pensiero delle strutture di potere ecclesiale. Spero che Papa Francesco che stimo profondamente possa intervenire sanando questa increscuiosa situazione. Tanta solidarietà a Enzo Bianchi.