Le messe virtuali
“Cerchiamo di essere chiari: non possiamo davvero “partecipare” a una messa virtuale non più di quanto possiamo condividere una stretta di mano, un abbraccio o un bacio virtuali. Alcune cose richiedono una presenza reale. È incredibile quanti sacerdoti e persone cattolici sembrano averlo dimenticato. Karl Rahner, che fu uno dei più importanti teologi nei primi anni successivi al Concilio Vaticano II (1962-65), ebbe un chiaro senso di cosa significherebbe essere credenti nell’era post-confessionale. “Il cristiano del futuro sarà un mistico o non esisterà affatto”, ha detto il gesuita tedesco. Da allora altri teologi hanno discusso se avesse ragione o no. E hanno persino discusso su cosa intendesse dire. Ma sembra che il punto fosse che i cristiani in un mondo largamente scristianizzato dovrebbero trovare la loro unione con Dio, non in luoghi e cose che la religione primitiva segna come “sacri”, ma in ciò che essa detesta come “mondano”.
Da La Croix del 24/04/2020
Mi pare che questa riflessione si ricolleghi bene al Vangelo di domani: i discepoli incontrano il Risorto sulla strada, gli parlano e lo ascoltano, lo invitano a condividere la loro cena. Anche noi, penso,abbiamo incontrato il Risorto più sulle strade della nostra vita che nelle chiese, nella presenza, nelle parole, nei gesti di chi ha incrociato, più o meno a lungo, il nostro cammino. L’ importante, poi, è che anche noi ci facciamo testimoni nella nostra vita di questo incontro, come i discepoli che tornano di corsa a Gerusalemme per rendere testimonianza di ciò che hanno visto e udito.