Tempo di Quaresima C – 4. Domenica
Il tema della liturgia di questa domenica è indicato con chiarezza nella seconda lettura, dove si parla della riconciliazione tra Dio e l’umanità. In questa prospettiva si può leggere la prima lettura nella quale si parla degli israeliti che, dopo essere entrati nella terra promessa, praticano la circoncisione per la prima volta, dopo il periodo del deserto, e cominciano a godere i frutti della terra in cui sono entrati. Questo evento viene commentato come un intervento di Dio che ha allontanato da loro l’infamia dell’Egitto. Questa infamia consiste nella mentalità dello schiavo che gli israeliti hanno portato con sé nelle loro peregrinazioni nel deserto: infatti era stato quello il periodo in cui, davanti alle difficoltà del cammino intrapreso, invece di riporre la loro fiducia nel Dio che li aveva liberti, avevano rimpianto le cipolle d’Egitto.
Nel brano evangelico è riportata la parabola del padre misericordioso. In essa non si dice perché il figlio minore se ne sia andato, ma possiamo immaginare che egli fosse spinto da un desiderio di libertà che riteneva gli fosse negata dal padre. Per lui il ritorno, determinato non dall’amore ma da uno stato di necessità, comporta la scoperta di un’altra immagine di padre che precedentemente gli era sfuggita. Un padre che non si sente offeso dal comportamento del figlio, lo lascia andare e, quando torna, lo accoglie senza rimproveri, gli impedisce persino di concludere la sua confessione e fa festa per lui. Al contrario il figlio maggiore continua a sentirsi come uno schiavo nella casa del padre e di conseguenza non sa accogliere il fratello minore che è ritornato dopo una dolorosa esperienza di miseria e di solitudine. La parabola mette dunque in luce come solo l’esperienza della infinita misericordia di Dio apre la strada alla riconciliazione tra gli uomini.
Nella seconda lettura emerge espressamente il tema della riconciliazione. Paolo parla direttamente della riconciliazione degli uomini con Dio, il quale non aspetta che essi gli chiedano perdono, ma interviene gratuitamente in loro favore e li accoglie in Cristo. Questa riconciliazione presuppone il superamento dell’idea di un Dio potente che impone la sua volontà, in favore di quella di un Dio che, dietro le quinte, guida l’umanità verso una meta di giustizia e di pace.
La riconciliazione tra Dio e l’umanità diventa visibile quando si impara a considerare Dio non come un sovrano potente, che regge le vicende umane con le sue leggi e con severe punizioni in questa e nell’altra vita, ma come un padre amorevole che accoglie tutti i suoi figli. Apparentemente questo cambio di prospettiva può apparire come una pericolosa deriva. E invece è la condizione per ritrovarsi insieme come fratelli e sorelle, dotati di una stessa dignità e quindi chiamati ad abbattere i muri che ci separano e a creare una diversa convivenza, basata non sul potere ma sull’amore.
Ho partecipato all’incontro di giovedì sera sulle letture ed ho letto la sintesi di Sandro. Io penso che sia sbagliato mettere sempre e solo l’accento sulla riconciliazione, sull’amore, sull’accoglienza, accantonando completamente il tema della giustizia, quasi si trattasse di un colpevole desiderio di vendetta o di un triste residuo dell’antico “occhio per occhio , dente per dente”. Lasciamo da parte per un momento la parabola, con questo fratello maggiore un po’ rancoroso e forse preoccupato per l’eredità, prendiamo crimini più gravi, come l’omicidio o la pedofilia: la giustizia, anche in termini puramente umani di castigo del colpevole, non è anche riconoscere dignità alle vittime e dare valore alle loro sofferenze? Parlare solo di riconciliazione alle vittime di abusi, non significa sminuire la tragica esperienza che hanno vissuto, spostando tutta l’attenzione (e in fondo la comprensione) su chi ha sbagliato e viene accolto da “Dio” nella sua infinita misericordia? Ma è proprio questo il “Regno di Dio” che abbiamo in mente?
Dipende dalla visione che abbiamo della vita e della giustizia. Certo il male deve essere scoperto e punito. Ma se la vittima ha questo grande sogno che Gesù chiama “regno di Dio” non si sentirà soddisfatta per la punizione di chi ha abagliato ma si darà da fare per aprire anche a lui una possibilità di riabilitazione. Questa è la vera giustizia. In fondo è questo l’orientamento della nostra Costituzione che non è certo un testo religioso o buonista.