Tempo di quaresima C – 5. Domenica

Un perdono aperto sul futuro

La liturgia di questa domenica mette in luce il messaggio evangelico del perdono. Nella prima lettura la salvezza viene identificata nel perdono di Dio che consente ai giudei dall’esilio babilonese di ritornare nella loro tera. A nome di Dio il profeta proclama: «Non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche. Ecco, io faccio una cosa nuova». Egli porta l’immagine di una grande strada che si apre nel deserto. Per essa si incamminano gli esuli che ritornano nella loro terra con la speranza in un mondo nuovo. Il perdono di Dio è orientato al futuro, rende possibile riprendere un cammino che si era bloccato.

Nel brano del vangelo viene proposto il racconto della donna adultera perdonata da Gesù. In realtà Gesù non usa il verbo «perdonare» e neppure chiede alla donna di convertirsi. Egli non entra nel merito di ciò che ha fatto o non fatto: «Neppure io ti giudico». Si limita a non condannarla e le dice: «Va’ e d’ora in poi non peccare più». In altre parole Gesù dimostra chiaramente che il passato, qualunque sia stato, non gli interessa. Per lui è importante il futuro. Per bocca sua Dio indica alla donna, come aveva fatto un giorno con gli esuli di Babilonia, una nuova strada da percorrere. In contrasto con coloro che la volevano lapidare, le dà la speranza di raggiungere anche lei la pienezza del regno di Dio da lui annunziato.

Infine nella seconda lettura Paolo afferma di non aver ancora raggiunto la piena conoscenza di Cristo: egli è ancora in cammino e spera di raggiungere un giorno la perfezione. Anche questa lettura indica una strada da percorrere. I limiti e gli sbagli di ciascuno non hanno importanza. L’unico vero peccato è quello di fermarsi e di non credere più che sia possibile migliorare se stessi e nel mondo in cui abitiamo.

Le letture di questa domenica ci aiutano a superare lo schema tradizionale secondo cui Dio ci perdona perché noi ci pentiamo e gli chiediamo perdono. Secondo Gesù è il perdono di Dio che ci trasforma, ci apre una strada nuova, ci illumina nella ricerca non del nostro interesse personale ma del regno di Dio, cioè di un mondo più giusto e solidale. Anche nei nostri rapporti interpersonali il perdono, come atteggiamento di fondo, deve precedere il pentimento di chi ci ha offesi. Anche la giustizia umana, il cui compito è quello di garantire l’ordine sociale, deve perseguire questo scopo non semplicemente con il rigore della legge ma investendo anzitutto nel recupero di chi ha sbagliato.