Tempo Ordinario B – 26. Domenica
Le letture di questa domenica mettono in luce la necessità per i cristiani di aprirsi al dialogo e alla collaborazione con tutti. Nella prima lettura viene proposto l’esempio di Mosè il quale non vuole semplici esecutori di ordini ma persone che condividono con lui l’impegno di governare il popolo: perciò i prescelti hanno ricevuto, come lui, il dono dello Spirito. Per di più egli condanna ogni forma di esclusivismo nei confronti di persone che «cantano fuori del coro». Perciò esprime il desiderio che tutti i figli di Israele possano un giorno essere guidati dallo Spirito.
Anche Gesù non è d’accordo con Giovanni che vorrebbe impedire a uno sconosciuto di scacciare i demoni in suo nome perché non appartiene al «loro» gruppo. Per lui «chi non è contro di noi è per noi». Gesù dimostra così una grande apertura: l’importante non è appartenere a un gruppo determinato, ma lottare contro tutte le forme di male che affliggono l’umanità. Scacciare i demoni, qualunque fossero in concreto le modalità di questa azione, significa per lui lottare contro il potere del male che si annida nelle persone e nei gangli vitali della società. Gesù ritiene che chiunque lotta per rendere migliore questo mondo è dalla sua parte. L’evangelista riporta subito un detto riguardante lo scandalo. I piccoli che non devono essere scandalizzati non sono semplicemente i bambini, spesso vittime di abusi, ma tutti coloro che vogliono seguire onestamente il vangelo e a volte sono emarginati perché non si adeguano alle posizioni ufficiali. Il consiglio di amputare una delle proprie membra se è occasione di scandalo indica simbolicamente la necessità di essere coerenti con la propria fede nella vita quotidiana, anche a costo di grandi sacrifici.
Nella seconda lettura Giacomo condanna senza mezzi termini coloro che accumulano ricchezze e per questo scopo fanno lavorare gli operai senza pagare la giusta mercede. Oltre certi limiti l’accumulo di capitali che dovrebbero servire al bene di tutti è profondamente ingiusto. Giacomo vede in una migliore distribuzione dei beni di questo mondo un’esigenza essenziale del Vangelo a cui i credenti devono tendere vivendo loro stessi in modo sobrio e solidale.
Il futuro del nostro pianeta si gioca nel campo di una vera giustizia sociale, che garantisca a tutti le stesse opportunità e dia un sostegno alle persone più fragili e sfortunate. È questa una sfida a cui i credenti devono dare una risposta in collaborazione con tutti gli uomini e le donne di buona volontà, qualunque sia il loro credo religioso o politico. Il dialogo non deve servire per attrarre proseliti ma per rispondere a un’esigenza del Vangelo, rendendolo così operante nelle persone e in tutta la società. I cristiani possono dare molto ma anche ricevere molto da tante persone che non incontrano nelle loro chiese ma che trovano là dove si giocano i destini dell’umanità.
Sotto la guida dello Spirito
Come sarebbe bello se nella società umana tutti fossero guidati dallo spirito, come auspica Mosè nella prima lettura. O almeno lo fossero gli anziani, cioè coloro ai quali è demandato il governo del popolo. Per fortuna non mancano le voci di coloro che profetizzano, sia all’interno del palazzo che fuori di esso. Tutti costoro ci ricordano che al centro deve essere messa la persona umana e non le leggi di mercato, che hanno causato un divario sempre più profondo tra ricchi e poveri, tra i miliardari e quelli che muoiono di fame. La ricchezza non dà felicità. Lo scrive a chiare lettere l’autore della lettera di Giacomo, il quale si riferisce non all’altra vita ma a quanto avviene in questo mondo. Se l’economia non viene messa al servizio di un benessere condiviso diventa causa di guerre e di distruzioni.
Il brano del vangelo riprende questo tema con la metafora dell’esorcismo, che è una lotta all’ultimo sangue contro quella potenza diabolica che si annida nelle strutture ingiuste che dominano la società. Mosso dallo Spirito, Gesù ha assunto in prima persona questo compito, senza escludere la collaborazione di chiunque. Per questo ha messo al primo posto i piccoli, cioè gli ultimi, gli emarginati e gli esclusi. Sono loro quelli che non devono essere scandalizzati. Lo scandalo nei loro confronti consiste nel non riconoscere la loro dignità, tenendoli sempre a un livello inferiore e non valorizzando il contributo che essi possono dare per rendere più umana la società.
Il tema dello scandalo viene poi applicato a chiunque vorrebbe un mondo migliore, più giusto e fraterno. Il primo passo per attuarlo è quello di operare nel microcosmo del proprio io. Per questo si esige da ognuno un lavoro su se stesso, che viene espresso mediante la metafora del tagliare l’organo che dà scandalo: la mano, cioè la tentazione di mettere al primo posto il fare e non l’essere; il piede, cioè il cedimento agli istinti che portano fuori strada; l’occhio, spesso strumento di invidia e di desideri perversi. Da qui l’impegno quotidiano per rientrare in se stessi alla ricerca di quello spirito che ci rende veri profeti della giustizia e dell’amore.
Sintesi della videoconferenza
L’episodio di Mosè e degli anziani propone il tema del dialogo all’interno di una comunità. Anche chi «canta extra chorum» deve essere accettato, altrimenti la comunità si chiude in se stessa; lo Spirito che scende sugli anziani è la potenza di Dio che spinge a profetizzare, cioè a parlare. Esso è un dono che proviene da Dio attraverso la natura: richiede però di essere accolto e coltivato. Mosè propone l’ideale di una comunità in cui tutti sono profeti, cioè dialogano (con Dio e quindi fra di loro). L’esistenza di una comunità ha senso solo se diventa una scuola di dialogo. Ciò vale non solo per una comunità religiosa ma anche per la coppia, la famiglia e qualunque tipo di associazione (compresi i partiti). Il brano del vangelo orienta invece sul dialogo con chi è fuori del gruppo. Gesù dice che chi non è contro di lui è con lui. Si presuppone quindi che tutti quelli che cercano i valori evangelici, che poi sono valori umani, abbiano un rapporto, più o meno esplicito con lui. Stranamente la frase di Gesù è trasmessa da Matteo con significato contrario (chi non è con noi è contro di noi): doloroso inizio di un esclusivismo che è durato per secoli. Dialogo all’interno della comunità e dialogo con gli «altri» devono andare di pari passo: altrimenti la comunità si trasforma in un centro di potere che ha effetti deleteri sui suoi membri e sulla società. A volte il dialogo sembra impossibile perché l’altro si chiude in se stesso. In questi casi non è corretto rinunziare a una ricerca di dialogo: spesso la chiusura dell’altro rivela analoghe chiusure da parte di chi vuole dialogare. Il dialogo con gli altri, chiunque essi siano, esige come premessa un instancabile dialogo con se stessi, riconoscendo le diverse identità di cui ciascuno è portatore. Il dialogo, in tutti i suoi aspetti, è il mezzo indispensabile per ottenere quella pace, gioia, serenità (felicità?) che le Scritture intendono quando parlano di «salvezza».
Sono proprio d’accordo su questo punto di operare attraverso il dialogo, come tu dici. Il dialogo aperto e fiducioso mi pare proprio che sia la linfa vitale dei rapporti con gli uomini e tutti gli esseri viventi anche se ne risultasse un compromesso. L’uso del concetto di assoluto risulta spesso molto pericoloso perché potrebbe venir usato come scudo nel dialogo a non prendere in considerazione la posizione ed il ragionamento altrui e quindi a piano a piano avvelenare il rapporto e la conoscenza che ne deriva dal colloquio. Mi pare che la vita di Gesù evidenzi proprio questo staccarsi dalle regole (anche dalle Sacre Scritture stesse) che in qualche maniera possano chiudere questo rapporto tra gli uomini ed esseri viventi tra di loro, al fine invece di procedere insieme verso Dio.
Pensando al dialogo tra credenti e non credenti o credenti in religioni diverse, penso anche a una necessità di dialogo all’interno degli stessi credenti tra tradizionalisti e progressisti. La teologia si è sempre interfacciata, in modo più o meno felice, con la cosmologia e pensiamo a Galileo. Oggi siamo davanti a una nuova cosmologia, facilitati nel leggerla, dalla fisica quantistica e la teologia innovativa guarda a questa come a una grande e nuova possibilità di lettura di una religione statica e dogmatica. Non solo gli studiosi, ma anche i normali credenti dovrebbero impegnarsi in un dialogo e in un confronto. Ma troppi credenti sembrano soddisfatti delle risposte ricevute dalla loro vecchia religione e non hanno il coraggio di affrontare il nuovo e con questo un proficuo cambiamento
Proprio la fisica quantistica provvede quella lente di lettura della realtà che porta a galla quelle caratteristiche dell’essere umano tanto dimenticate: i sentimenti, le intuizioni, la coscienza, il libero arbitrio tanto negato.
Purtroppo l’atteggiamento di Giosuè, come quello di Giovanni, ha permeato per secoli la vita della Chiesa dove, per paura di errori o di eresie, si è impedito alla gente di parlare e ci si è arroccati nelle proprie posizioni, rifiutando la collaborazione di tante persone oneste impegnate nella ricerca del bene. Oggi dobbiamo riscoprire il valore della collaborazione a tutti i livelli, sia nella chiesa che fuori di essa, perché la posta in palio non è più l’interesse di gruppo ma il bene di tutta l’umanità. Oggi il dialogo tra le diverse religioni e con tutti gli uomini e donne di buona volontà è una condizione sine qua non per la pace nel mondo.
Il dono dello spirito che viene da Dio spinge glii uomini a parlare, profetizzare
In questa concezione è presente ancora il dualismo: tra materiale e spirituale
Se superiamo questo dualismo (Panikkar) ci rendiamo conto che è nella realtà stessa che possiamo cogliere quella sacralità che avevamo personificato in una divinità separata, collocata su un piano superiore
Il dialogo in questa concezione non è dono ma frutto del processo evolutivo che l’uomo persegue permeato di quell’energia che ha dato origine al creato e che continua ad alimentarlo
Sembra di salpare per mari sconosciuti e di dover abbandonare la terra ferma
Ma tutta la teologia innovativa si basa sulla conoscenza scientifica del Creato e della sua evoluzione
Forse sarà utile conoscerla di più.