Tempo di Quaresima B – 5. Domenica
Il mediatore della nuova alleanza
Il tema di questa liturgia si coglie dal confronto tra la prima lettura, in cui si parla della nuova alleanza, e il vangelo, in cui si presenta il Cristo che, mediante la morte di Cristo è diventato il mediatore della salvezza. La nuova alleanza, che Dio sta per concludere con il suo popolo dopo l’esilio, si basa come la precedente su una legge, ma non su quella scritta su pietre, bensì su quella scritta nei cuori. Una legge che indica obblighi e regole non è sufficiente per garantire un rapporto stabile con Dio e un’autentica vita sociale. Ciò che è importante è il cuore dell’uomo, cioè le sue scelte e i suoi valori. Perciò Dio parla al cuore, lo trasforma, lo rinnova. L’uomo esprime la sua dignità solo quando opera col cuore, per amore. Solo se arriva al cuore un messaggio può porre portare una salvezza vera.
Nel brano del vangelo si racconta di quei greci che vorrebbero vedere Gesù. Ma l’evangelista, invece di raccontare ciò che Gesù ha detto loro, riporta una serie di detti che indicano il senso della sua morte ormai prossima. Egli afferma che il seme buttato in terra, per portare frutto, deve prima morire. Solo chi è capace di dare la sua vita può portare buoni frutti. Quando egli sarà innalzato sulla croce attirerà tutti a sé. Perciò è venuto il momento in cui il principe di questo mondo sarà gettato fuori. Gesù non ha dato nuove leggi o prescrizioni ma si è messo lui stesso in cammino e ha coinvolto i suoi discepoli in una ricerca di Dio che si attua mediante un rapporto personale con i propri simili. Per rifare l’alleanza con Dio, sulla quale si basa l’alleanza tra umani, bisogna essere disposti a dare la propria vita per gli altri. Solo così egli vince il principe di questo mondo, cioè il male che pevade l’umanità, e qttir tutti a sé.
Nella seconda lettura si dice che Gesù nella passione ha pregato per essere liberato dalla morte ed è stato esaudito. Sappiamo che in realtà Gesù è morto, ma ha vinto la morte, perché ha saputo affrontarla con coraggio per realizzare un bene che riguarda tutti. Solo chi non ha paura della morte può impegnarsi per un mondo migliore che lui stesso già pregusta nella misura in cui si impegna per realizzarlo.
La salvezza non viene da una legge, ma da una scelta di vita che parte dal cuore. Gesù ci ha dato l’esempio mettendosi dalla parte degli ultimi e vincendo la paura della morte che questa scelta comportava. Purtroppo si tratta di un percorso difficile, cosparso di ostacoli e di delusioni, ma l’unico che può dare un senso alla vita.
La conversione del cuore
Sarebbe bello se una legge, con tanto di punizioni per i trasgressori, fosse sufficiente per ottenere da tutti un comportamento giusto e saggio. Ma purtroppo non è così. Perché ciò avvenga sono necessarie esperienze profonde che toccano il cuore, cioè che muovono dall’interno la persona, i suoi pensieri e le sue decisioni. Secondo il profeta Geremia ciò avrebbe dovuto realizzarsi per gli israeliti con la liberazione dall’esilio. Un evento così inaspettato e sconvolgente, visto come un dono gratuito di Dio, doveva rappresentare per loro un segno di amore tanto grande da rinnovare la loro vita come individui e come popolo.
Per i cristiani è stato invece Gesù che ha mosso il cuore dell’uomo mettendosi dalla parte degli ultimi per dare loro dignità e speranza. Con i l suo esempio egli ha dimostrato che la vera vita si acquista solo perdendo se stessi, cioè mettendo la propria vita disposizione degli altri: non solo per la tutela della loro vita fisica, a cui ciascuno ha un diritto inalienabile, ma soprattutto per attuare quella qualità di vita a cui ciascuno aspira.
Anche Gesù, come ciascuno di noi, non avrebbe voluto morire, ma ha saputo obbedire, cioè andare fino in fondo nell’attuazione di un progetto che rappresentava il senso di tutta la sua vita. Con il suo esempio di coraggio ci insegna a vincere la paura della morte, causa di quella difesa di sé che ci rende insensibili alle necessità dei fratelli. Per questo la sua morte sulla croce rappresenta un innalzamento, cioè simbolicamente la manifestazione di una gloria che è Dio stesso vivente e operante nel cuore dell’uomo.
Il coraggio che Gesù ha dimostrato accettando la croce rappresenta per noi un esempio che si traduce nelle piccole e grandi scelte della vita. Ma questo coraggio Gesù lo dona non in modo miracoloso ma mediante una comunità di fratelli e sorelle che lo ricordano e lo rendono presente attraverso i rapporti nuovi che si instaurano tra loro. E questo non semplicemente a proprio vantaggio, ma al servizio di tutta la società.
Come posso pensare di ricevere la salvezza ( che cosa significa salvezza?) da una legge o da una persona? E io chi sono?
Mi sono formata lentamente; prima ero solo materia, ho avuto origine da molecole, microrganismi che in miliardi di anni si sono evoluti e sono diventati capacità di pensiero, di coscienza, di autocoscienza.
Perché tutto questo se non per arrivare all’identità di una persona autonoma? Dove autonomia non significa non avere un percorso segnato: in noi c’è una parte biologica, psichica e spirituale ed è questa che dobbiamo impegnarci a far crescere, consapevoli di forze superiori che ci alimentano e che avvertiamo in sinergia. E la ricompensa, la compiutezza delle nostre scelte non verrà dall’esterno: legge, persona, ma dall’interno di quella vita che siamo noi – con gli altri, e questo sarebbe un lungo discorso – Vita libera, autonoma, spirituale.