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Tempo di Pasqua C – 7. Domenica

La gloria di Dio

Prima di morire Stefano vede la gloria di Dio e Gesù che sta alla sua destra. Forse è questo un modo figurato per dire che alla fine della sua vita egli ha avuto un’esperienza personale profonda di Dio come scopo a cui tende tutta la vita umana. Per questo ha accettato con fiducia e speranza la sua morte violenta. Nell’ultima cena Gesù prega per i suoi discepoli, perché possano contemplare la sua gloria. Anche qui si tratta di un’esperienza personale che essi faranno nella misura in cui il loro rapporto con Gesù si trasforma in una comunione d’amore fra loro. Secondo l’apocalisse è questa la strada radiosa che indica loro Gesù in quanto stella radiosa del mattino. La gloria di Dio si manifesta dunque non mediante fenomeni esteriori ma mediante la luce interiore che riempie il cuore quando lo apriamo a Dio e ai fratelli. La presenza di Dio non deve essere solo creduta ma anche sperimentata.

Quant’era bello il pensiero unico!

Dall’articolo di Salvatore Cernuzio, “Parolin: preoccupanti le divisioni tra conservatori e progressisti, fanno danno alla Chiesa”, in Vatican Insider:
“Le divisioni tra cosiddetti conservatori e progressisti sono «motivo di preoccupazione» nella Chiesa di oggi; entrambi creano infatti una divisione che «fa molto danno alla Chiesa». Ad affermarlo, con l’aplomb diplomatico che lo contraddistingue, è il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, in una lunga intervista alla Cope, l’emittente radiofonica della Conferenza episcopale spagnola. A colloquio con il direttore editoriale José Luis Restán, il porporato parla di riforma della Curia e rapporti con la Cina, del viaggio in Iraq e dell’attuale situazione europea, poi si sofferma a riflettere sulle «divisioni e opposizioni» che generano «confusione» in ambienti ecclesiali ma soprattutto tra i fedeli, come quelle che si registrano da settimane tra diversi episcopati dopo la pubblicazione del responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede che vieta la benedizione alle coppie omosessuali”.
Perché non ascoltare la base prima di intervenire con decisioni unilaterali? L’unica alternativa al pensioro unico e alle “divisioni e opposizioni” è una vera sinodalità tra vescovi, ma con la partecipazione determinante del popolo di Dio, come avviene attualmente nel sinodo tedesco.