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Tempo di Quaresima C – 2. Domenica

La manifestazione della gloria di Dio

Il tema scelto per liturgia di questa domenica è quello della gloria di Dio. È questa una metafora biblica con cui si immagina che il Dio nascosto e misterioso si manifesti all’uomo mediante un’insolita luminosità. Le tre letture proposte della liturgia parlano di uomini che sono venuti a contatto con la gloria di Dio. Il primo è Abramo il quale ha ricevuto da Dio la promessa di avere un figlio da cui sarebbe sorto un grande popolo. Ma si trattava di una promessa irrealizzabile, perché sua moglie Sara era sterile. Egli però non si arrende e continua a credere nella promessa di Dio. È allora che vede quella fiaccola che passa tra le vittime spezzate. È Dio che si impegna in prima persona. È stato un sogno? Solo chi sa sognare qualcosa di grande vede la gloria di Dio che gli indica la via da percorrere.

Nel racconto della trasfigurazione di Gesù abbiamo una nuova manifestazione della gloria di Dio. Chiaramente la scena ha un forte valore simbolico. Il volto di Gesù, i suoi abiti sfolgoranti, tutto denota la presenza di Dio. Anche Mosè ed Elia appaiono nella loro gloria. Mosè è l’uomo che ha visto la gloria di Dio in un roveto ardente, e da questa esperienza è nato il progetto di liberare gli israeliti dalla schiavitù egiziana. Elia invece è il profeta che, dopo aver esortato il popolo alla conversione, è stato portato in cielo in un carro infuocato. Con loro Gesù parla del suo «esodo», con il quale, mediante la sua morte e la sua risurrezione, avrebbe portato a compimento a Gerusalemme il progetto di liberazione che aveva iniziato Mosè e, come Elia, avrebbe manifestato la gloria di Dio. Pietro vorrebbe fare tre tende, una per ciascuno dei tre personaggi apparsi nella gloria: il suo scopo è quello di prolungare un’esperienza estremamente gratificante, ma la voce del Padre lo richiama alla realtà. Ciò che lui e i suoi compagni hanno visto è solo un’anticipazione. Per l’evangelista Luca la manifestazione della gloria di Dio avrà luogo alla fine di un percorso: per questo subito dopo Gesù si metterà in cammino coraggiosamente verso Gerusalemme. E i discepoli devono ascoltarlo, cioè seguirlo.

Nella seconda lettura Paolo esorta i cristiani di Filippi a non perdersi nella ricerca delle cose terrene: essi sono cittadini del cielo, da dove verrà Cristo nella gloria. Non si tratta di un evento imminente, bisogna aspettarlo con fede: ma intanto Cristo si incontra già nella vita quotidiana, collaborando con lui nella realizzazione del progetto di salvezza a cui egli ha dato inizio con la sua morte e risurrezione.

La gloria di Dio può essere vista dall’uomo non con gli occhi del corpo ma con quelli del cuore. È quella luce che invade la persona quando scopre qualcosa che può dare un senso alla sua vita. Sarà la decisione di donare la propria vita per una causa importante. È come fare un sogno con la certezza che si avvererà. Solo sognando si può vedere la gloria di Dio. E solo questa visione può cambiare la vita di una persona.

Tempo di Quaresima A – 2. Domenica

L’incontro con Dio

Il tema delle letture di questa domenica è quello dell’incontro con Dio. Nella prima lettura si racconta che Abramo lo ha incontrato nell’atto stesso di ricevere una chiamata, quella di lasciare patria, clan e famiglia e di avviarsi verso una terra sconosciuta. Una decisione molto avventata e rischiosa in un contesto sociale come quello in cui viveva il patriarca. Come contropartita riceve tre promesse: egli riceverà una benedizione da trasmettere a tutti, diventerà progenitore di un grande popolo, otterrà in dono una terra nella quale questo popolo potrà soggiornare. Belle speranze! Ma intanto Abramo è a capo di un piccolo gruppo di migranti, ha una moglie sterile e, quando arriverà alla terra promessa, si accorgerà che essa è già abitata da altri. C’è di che scoraggiarsi. Come ha potuto Abramo credere in questa promessa? È Dio quello che ha incontrato o è il prodotto di una mente malata?

Il racconto riportato dal vangelo ci riporta alle stesse drammatiche domande. Gesù ha appena preannunziato per la prima volta la sua morte e risurrezione, smentendo le attese trionfalistiche dei suoi discepoli. Ora si sta recando a Gerusalemme, dove le sue predizioni si realizzeranno. In questo contesto l’evangelista riporta lo strano episodio della trasfigurazione nel quale Gesù appare contornato da una luce divina. Mosè ed Elia, che appaiono accanto a lui, rappresentano rispettivamente la legge e i profeti. Sono loro che hanno tenute vive lungo i secoli le promesse fatte ad Abramo in mezzo a parziali realizzazioni e grandi disastri. Ora in Gesù si manifesta pienamente il piano di Dio che sta per realizzarsi. Ma non nei termini che Pietro aveva immaginato quando lo aveva indicato come il Messia. Come per Abramo quello che si profila è un fallimento! E la voce dal Cielo dice ai discepoli: «Ascoltatelo!». È duro seguire uno che sta per essere condannato a morte credendo che sia lui a salvare il mondo.

Nella seconda lettura viene ripreso un tema caro a Paolo: la salvezza è un dono gratuito di Dio, che non si ottiene mediante le opere buone, ma mediante la fede. Ma per ottenerlo bisogna saper ascoltare, come la voce dal cielo ha suggerito ai discepoli. Ciò significa non cessare mai di credere e di sperare. E soprattutto bisogna essere disposti a pagare di persona.

L’incontro con Dio ha luogo quando si crede che il mondo migliore annunziato da Gesù sia possibile. Perché solo da questa fede nasce quel rapporto con Dio che sta all’origine di tanti altri rapporti nei quali si rende già presente nell’oggi quel mondo nuovo che si spera. Perché il mondo nuovo non si realizza con grandi imprese ma attraverso rapporti che trasformano le persone.