Categoria: Feste

Natale – 3) Messa del giorno ABC

La luce nelle tenebre

Nella terza messa di Natale l’attenzione è focalizzata su Gesù in quanto annunciatore di una salvezza che deve raggiungere tutta l’umanità. Nella prima lettura si parla di un lieto annunzio (vangelo) che ha per oggetto la liberazione degli israeliti dall’esilio e il loro ritorno nella terra dei padri. È nell’attuazione di questo progetto che si manifesta la regalità di Dio. Gesù riprenderà questo lieto annunzio e ne mostrerà l’attuazione nella sua predicazione e nei suoi miracoli, fino alla sua morte in croce.

Nel brano del vangelo si afferma che in Gesù si manifesta la parola di Dio, mediante la quale egli ha creato il mondo e ora invia all’umanità. In quanto parola uscita da Padre, Gesù è la luce che illumina ogni uomo. Egli ha lo scopo non di portare una legge ma di manifestare la grazia e la verità di Dio, cioè il suo amore misericordioso per tutti. Per realizzare questo compito Gesù deve scontrarsi con le tenebre, che rappresentano tutti i blocchi che impediscono agli esseri umani di rispondere al progetto di Dio. Ma le tenebre non riusciranno mai a impedire il suo annunzio, neppure quando provocheranno la sua morte in croce.

Come seconda lettura la liturgia propone il prologo della lettera agli Ebrei nel quale si dice che Dio, dopo aver parlato in passato per mezzo dei profeti, ora ha parlato per mezzo del Figlio suo che è irradiazione della sua gloria. È questo Figlio che non solo ha annunziato la parola di Dio ma ha anche compiuto l’espiazione dei peccati, dimostrando così che Dio è più forte della cattiveria umana.

Il Natale rappresenta dunque l’annunzio di una salvezza che consiste nel vincere le violenze di ogni tipo in cui è ancora immersa l’umanità. La venuta di Gesù ha avuto un ruolo determinante in questa lotta cosmica. In quanto Parola di Dio, egli è il rappresentante di tutti quelli che hanno lottato e sono morti per la realizzazione di un mondo migliore. Dal Natale viene l’invito a continuare questa lotta che i suoi discepoli devono continuare in collaborazione con tutti gli uomini e donne di buona volontà.

Natale – 2) Messa dell’aurora ABC

Il dono della salvezza

Nella seconda messa di Natale la liturgia suggerisce una riflessione sul significato della salvezza a cui allude il nome stesso di Gesù. La prima lettura propone un annunzio che viene fatto a Sion: arriva il tuo Salvatore. In Gesù si compie l’attesa di salvezza propria di tutto il popolo ebraico e quella inconscia di tutta l’umanità.

Nel brano del vangelo si narra l’arrivo a Betlemme dei pastori a cui l’angelo aveva annunziato la nascita di Gesù. Quello che colpisce in questo racconto è il fatto che, quando i pastori trovano Maria e Giuseppe e il bambino che giaceva nella mangiatoia, non ricevono ulteriori ragguagli circa il significato di questa nascita, ma sono loro a riferire quanto avevano saputo dall’angelo. E le loro parole destano stupore, quasi che i diretti protagonisti non fossero a conoscenza di quanto stavano vivendo. Sono i poveri e gli emarginati i primi a capire il significato della nascita di Gesù. Maria stessa è colpita da quanto loro le dicono e ne fa l’oggetto della sua meditazione.

L’autore della seconda lettura riprende il tema della salvezza, presentandola come un dono gratuito di Dio. Tutto ciò che Gesù ha portato in questo mondo è dono di Dio, della sua misericordia. Se Dio non lo amasse, questo mondo non avrebbe avuto origine e non potrebbe sussistere. Gesù ci rivela l’amore infinito di Dio. Ma soprattutto l’autore sottolinea che la bontà di Dio si è rivelata in Gesù per tutti gli uomini.

Oggi nelle nostre città il Natale è diventato per molti un’occasione in cui fare sfoggio di un benessere che si manifesta nel consumismo. Sembra che la salvezza consista nel possesso dei beni materiali. Il Natale ricorda che la salvezza consiste in qualcos’altro: l’amore, la solidarietà la fraternità. Sono soprattutto i poveri, e non l’istituzione religiosa, che lo hanno capito. E da loro deve partire la salvezza a cui aspira il nostro mondo.

Cristo Re A

Il giudizio finale

Il tema di questa celebrazione liturgica è quello del giudizio finale. Nella prima lettura Dio è presentato come giudice in quanto pastore del gregge. Questa immagine contiene una forte protesta contro i capi di Israele, immaginati come pastori che hanno portato il gregge alla rovina. Perciò Dio interviene mettendosi lui stesso a capo del gregge. Egli svolge il compito di giudice perché è il pastore del gregge ed è interessato unicamente al bene delle sue pecore.

Nella parabola del vangelo viene presentata l’immagine del giudizio, nel quale è Gesù che svolge il ruolo di pastore e di giudice.La scena riguarda gli ultimi tempi. Allora Gesù separerà i buoni dai cattivi. I buoni sono coloro che, a qualunque nazione o religione appartengano, hanno avuto misericordia per gli affamati, gli assetati, gli stranieri, i poveri, i malati, i prigionieri. In tutti costoro essi, pur senza conoscerlo, l’hanno incontrato. La fine dei tempi, come la fine di ciascuno, è un buon punto di osservazione per valutare la situazione presente. Quando ormai tutto sta per essere perso, si capisce che l’unica cosa importante è la misericordia e l’amore fraterno verso i poveri e i bisognosi. In questo consiste la salvezza di una persona e di tutta la società. Ma che cosa Gesù si aspettava da quelli che così l’hanno incontrato? La parabola suggerisce alcuni verbi: dar da mangiare, accogliere, vestire, visitare. Indicano opere di misericordia rivolti alla persona in quanto tale. Questo aspetto è molto importante, perché l’amore non si nutre di belle parole ma di rapporti personali che coinvolgono tutta la persona, anima e corpo.

Anche nella seconda lettura Gesù viene immaginato come un re che ha ottenuto il trono, ma deve ancora vincere del tutto le potenze nemiche, prima di consegnare il regno al Padre. Questa immagine mette in luce un aspetto complementare a quello segnalato nel vangelo: l’amore per gli ultimi non è vero e adeguato se non mette in questione i poteri che determinano miseria e sfruttamento di una parte così grande di popolazione.

L’incontro con Gesù è determinante per la salvezza di tutti. Ma questo incontro non avviene semplicemente all’interno di una comunità. Gesù infatti è presente nei poveri e nei diseredati, nei quali ciascuno può incontrarlo, anche senza una specifica vita religiosa. Oggi si sente la necessità di eliminare le cause del disagio sociale: la ineguale distribuzione dei beni, le carceri sovraffollate, la crisi del mondo giovanile, il commercio internazionale, la vendita di armi. Ciò è molto importante, ma il nemico da sconfiggere è prima di tutto dentro di noi e si sconfigge solo condividendo la sorte degli ultimi di questo mondo.