Categoria: Feste

Santa Famiglia A

La famiglia nella Bibbia e oggi

La festa della S. Famiglia è un’occasione per parlare di matrimonio e famiglia. Nella prima lettura la famiglia appare come una piccola società strutturata intorno alla figura del padre e, secondariamente, della madre; i figli, anche se sono già adulti, vivono nella casa paterna e devono prendersi cura dei genitori quando diventano vecchi. La nostra società è diversa. Oggi i figli lasciano la casa paterna e formano un loro nucleo famigliare autonomo. Spesso le coppie non richiedono il rito del matrimonio, la fecondità non è più vista some lo scopo principale del loro rapporto. Diventando vecchi, i genitori restano il più possibile nella loro casa e, quando non sono più autonomi, devono spesso ricorrere alle strutture sociali. 

Nella lettura del vangelo appare la figura di Giuseppe, un padre molto determinato, che gestisce la famiglia con autorità dietro indicazione di un angelo. Maria e il bambino Gesù si lasciano semplicemente condurre. Il comportamento di Giuseppe è in piena sintonia con l’ideale di padre che appare nella prima lettura. Oggi un padre così non rappresenta più un modello accettabile nella nostra società. È ormai convinzione comune che una famiglia non possa basarsi se non sulla collaborazione tra i coniugi con ruoli interscambiabili. Soprattutto è necessario il dialogo tra i coniugi e con i figli. La separazione non è auspicabile ma, in caso di insuccesso, è sentita come inevitabile.

Nella seconda lettura riemerge la struttura antica della famiglia là dove si dice che le mogli devono essere sottomesse ai loro mariti. Però il brano si distacca nettamente dal contesto sociologico in quanto alla base dei rapporti interpersonali viene messo un amore ispirato alla fede in Cristo.

Oggi si afferma un modello di famiglia basato non più su rapporti gerarchici ma su un amore reciproco, fatto di sentimento e di responsabilità vicendevoli, che porta alla condivisione in tutti i campi. Spesso è l’uomo che non sa entrare nel suo nuovo ruolo e ciò è all’origine dei drammi che avvengono nelle coppie. È impossibile pensare di ritornare al modello tradizionale di famiglia. In questo nuovo contesto, se la Chiesa vuole dire qualcosa alle giovani coppie, non deve presentarsi come un’agenzia dispensatrice di buoni consigli o di sacramenti, per diventare essa stessa una famiglia che educa alla fede e all’amore. 

Natale – 1) Messa della notte ABC

La gioia di una nascita

Nella messa della notte di Natale la liturgia mette in luce la gioia che accompagna la nascita di Gesù. La prima lettura mette in primo piano un’esperienza di gioia che può essere paragonata a quella di una vittoria sul nemico, di una liberazione da un potere oppressore e dalla tragedia della guerra. Tanta gioia è causata dalla nascita di un discendente di Davide il quale sarà dotato di un grande potere e avrà il compito di consolidare il trono del suo predecessore con il diritto e la giustizia. In questa profezia è molto forte il contrasto tra la grandezza di questo personaggio e al tempo stesso la sua piccolezza.

Nel brano del vangelo si narra la nascita di Gesù. L’evangelista descrive la cornice storica in cui questo evento ha avuto luogo. Ma sul fatto in se stesso non ha nulla da dire se non che Maria ha dato alla luce il suo figlio primogenito, lo ha avvolto in fasce e lo ha posto in una mangiatoia. Non si tratta dunque di un grande personaggio secondo i criteri umani, ma di un poveretto, figlio di una coppia di emarginati, che non hanno non dico una reggia ma neppure una casa decorosa in cui far nascere il loro figlio. In contrasto con questa situazione così miserevole l’evangelista racconta quanto è avvenuto al di fuori del posto in cui ha avuto luogo quella nascita. Si tratta di un angelo che appare a dei pastori, anch’essi emarginati, e annunzia loro una grande gioia perché è nato per loro un salvatore. Forse i pastori non pensavano neppure di aver bisogno di un salvatore. Ma secondo l’evangelista, essi hanno cominciato a rendersi conto che qualcosa sarebbe cambiato nella loro vita. E questo non poteva non essere causa di una grande gioia.

Nella seconda lettura è riportato un testo attribuito a Paolo nel quale si dice che la grazia di Dio si è manifestata in Gesù il quale porta una salvezza che consiste nel rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, giustizia e pietà nell’attesa del suo ritorno. Egli è il salvatore perché ha dato se stesso per liberarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro.

La gioia provocata dalla nascita di Gesù non è determinata da uno sfoggio di grandezza e di potere ma proprio dalla sua piccolezza. Dio ha fatto nascere il suo Figlio come un comune bambino e per di più povero ed emarginato. Dio non si trova nei palazzi dei re, nelle stanze del potere politico ed economico, nei laboratori della tecnologia. Al contrario si rende visibile nei poveri, nei diseredati, negli ultimi. Non siamo noi che dobbiamo salvare i poveri dalla loro miseria ma è Dio che ci salva per mezzo loro perché solo loro possono mettere in crisi il nostro egoismo, dal quale dipende la loro povertà.

Immacolata Concezione

La vocazione di Maria

Nella festa dell’Immacolata Concezione si celebra Maria concepita senza il peccato originale. Questa dottrina, proclamata solo nel 1854 dal papa Pio IX, si basa sul presupposto che Maria è stata preservata dal peccato originale in vista dei meriti di Gesù, l’unico salvatore del genere umano. Oggi, in un nuovo contesto culturale, è difficile immaginare che un bambino nasca con un peccato che non ha commesso. E in realtà le letture ci portano a riflettere non sul concepimento di Maria ma sulla sua vocazione.

Nella prima lettura si racconta che Dio ha detto al serpente: «Porrò inimicizia fra te e la donna, tra la sua stirpe e la stirpe di lei: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». Pur nel suo carattere mitologico, questa profezia è molto significativa. Il serpente è strumento di morte, mentre la donna è la culla della vita. Non per nulla Adamo le ha dato il nome di Eva, vita, in quanto sarà madre di tutti i viventi. È questa la sua vocazione. E proprio in quanto madre la donna lungo i secoli ha combattuto contro il potere del male, prodigandosi per comunicare la vita, per difenderla e nutrirla. Ancora oggi, in tanti luoghi di questo mondo, la sussistenza della famiglia e della società è in gran parte sulle spalle delle donne.

Nel brano del vangelo si trova una bellissima scena simbolica in cui l’evangelista, alla luce dell’esperienza che di lei hanno avuto i primi cristiani, descrive la vocazione di Maria. Per mezzo di un angelo, Dio stesso si rivolge a lei e le chiede se è disposta a diventare madre. Nel corso dei secoli raramente ciò è accaduto. Ogni donna doveva comunque accettare il proprio ruolo materno. Con l’annunzio a Maria le cose cambiano, non solo perché è chiamata a diventare la madre del Salvatore, ma perché lo fa in forza di una scelta personale, di un assenso libero. Si crea così per lei una situazione nuova, estremamente rischiosa, perché si tratta di una maternità al di fuori del comune. Le sarà necessaria una buona dose di coraggio, non tanto per le modalità non convenzionali di questo concepimento, quanto piuttosto per il distacco dal figlio e per le vicende dolorose che questi dovrà affrontare. Perciò l’angelo le dice: «Non temere!». Lo stesso coraggio è richiesto oggi a molte donne che scoprono la possibilità di svolgere, proprio come donne, un servizio qualificato nella società. E per questo devono affrontare ostacoli e discriminazioni.

Nella seconda lettura si parla della chiamata di tutti i credenti in Cristo a una vita senza macchia, cioè alla santità. Certo questa chiamata riguarda anzitutto Maria. Non da sola però, ma all’interno di una comunità che può e deve progredire nel segno di una sempre maggiore consapevolezza della dignità di tutti, uomini e donne. 

Oggi la maternità non è più una fatalità ineluttabile, ma è diventata l’oggetto di una scelta libera. Almeno nel mondo occidentale. E per la donna si aprono nuovi spazi nella società e nella chiesa per esercitare la sua inimicizia nei confronti del male. È una sfida che tante donne, come Maria, sanno accogliere con grande competenza e amore. Ma spesso purtroppo l’uomo resta indietro, arroccato su posizioni patriarcali, di potere, come attestano i feminicidi che purtroppo si stanno moltiplicando. Se l’uomo e la donna non procedono di pari passo le sofferenze si moltiplicheranno, non solo per le donne ma anche per gli uomini.