Un puntino nel cosmo
(Ricevo e rilancio)
Sono tante le domande che la vita ci pone e non siamo in grado di rispondere a tutte contemporaneamente, anche perché le risposte emergono solo facendo esperienza. E sono esperienze strettamente personali, ogni persona deve imparare da sola a diventare tale, deve da sola dare risposta alla domanda fondamentale: chi sono? Quale la mia origine e la mia fine? Ma siamo capaci di dare una risposta?
Parlando di evoluzione mi sembra di aver capito che ci si riferisce a una “macro-evoluzione”, quella della specie e a una “micro-evoluzione, quella dell’individuo.” Spermatozoo, ovulo, organismo, coscienza e alla fine del processo, autocoscienza … durato innumerevoli anni. Da qui inizia per ciascuno il cammino del pensiero, delle domande fondamentali, dell’identità.
Nelle situazioni che stiamo vivendo oggi mi pare di vedere più chiaro, quasi plasticamente, come l’uomo quando muore si polverizzi e torni nell’immensità del cosmo a mescolarsi nuovamente con quelle molecole, microrganismi da cui aveva avuto origine. Ma l’autocoscienza e l’identità acquisita? Mi chiedo: più l’uomo porterà durante la sua esistenza a completezza la sua identità spirituale e più aiuterà il processo cosmico a dar vita a un’umanità migliore?
Lo spirito è universale e l’uomo è ontologicamente in relazione: non vorrà dire che diventeremo tutti un unico spirito?
Ciascuno un puntino nel cosmo, dinamico, creatore, con il potere di rallentare o accelerare l’evoluzione? Verso il bene?
Sandra
Il nostro Universo probabilmente è uno di tanti universi. Fa impressione pensare a questo, vero? La nascita del nostro universo, prendendo il titolo di uno dei libri del Professor Guido Tonelli è una nascita imperfetta.. Quindi “e la luce fu” è una meravigliosa favola. Il percorso è stato lunghissimo e continuerà ancora. Riporto la descrizione del Professore: “Improvvisamente una particella molto speciale, che per convenzione chiamiamo “inflatone”, conquista il centro della scena, e da quel momento si innesca una formidabile progressione” Tutto parte dallo “0” ma lo zero non è nulla, al contrario è essenza, la particella apparteneva a una dinamica precisa, dopo questa riflessione, ritorno da Tonelli “Lo strano materiale produce, nella microscopica singolarità, una pressione di energia negativa; cioè spinge tutto, in maniera furibonda, verso l’esterno” Tutto nasce, dall’errore di una particella infinitesimale, una ribelle. Noi apparteniamo a questa singolarità. Per me scoprire la realtà scientifica dell’universo ha dato serenità. Noi conosciamo solo il 5% del totale dell’universo. Il restante 95% ci è totalmente sconosciuto. Ma questo appartenere a questo sconosciuto mi fa sentire parte dell’Eternità e tranquillizza la mia anima, come se avessi compreso, senza comprenderlo l’Incomprensibile: lo Zero.
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Sandro, quando legge i nostri scritti, si chiede sempre che cosa vogliamo dire riuscendo sempre in tal modo a cogliere e commentare la “sincerità” che essi contengono.
Quando leggo io, cerco invece di cogliere nello scritto coerenze o contraddizioni rispetto alla logica del pensiero che lo sorregge.
Sandra pensa che sia solo un problema di esperienza la possibilità di rispondere a domande “fondamentali” . Le risposte a questo tipo di domande necessitano di un salto logico al di là del quale vi è un atto di fede o una pura opinione.
Poi contrappone una evoluzione della specie ad una evoluzione dell’individuo: è evidente che non può esserci differenza perché l’individuo è un “di cui” della specie. Ma nella pretesa di intuire il pensiero di Sandra finalizzato a dire che l’individuo può contribuire a migliorare la specie, osservo che l’evoluzione attiene all’adattamento all’ambiente, adattamento che come tale esclude a priori il criterio di migliore o peggiore.
Sandra infine sottintende che l’identità sia il massimo dell’evoluzione attuale dell’individuo, anche se poi non la definisce nè la colloca, o meglio allude a un qualcosa che faccia parte del cosmo senza distruggersi ed anzi portandosi dietro il suo apporto di miglioramento.
Non sono in grado di dire lo stato dell’arte della scienza in materia di definizione della identità dell’individuo; personalmente penso che sia il “pensiero sintesi dei pensieri” con sede nel cervello di cui segue le vicende e perciò la sua morte si porta dietro la fine dell’identità. Ciò detto ammiro il rifiuto di Sandra di considerarsi “nulla” e soprattutto la sua tenacia a ricercare risposte di senso senza il presupposto di assiomi a priori o meglio di atti di fede.
Qualche cenno di risposta.
Per “esperienza” intendo vita vissuta e credo quindi sia fondamentale per aiutare a dare risposte alle domande che l’uomo si pone intorno al senso della vita.. Io credo che oggi, l’uomo e la donna, dal frutto della conoscenza, hanno dedotto l’impossibilità di sottomettersi come un tempo ai miti e a rivendicare quindi la possibilità di una conoscenza rigorosa che non presuppone necessariamente salti logici.
Oggi siamo di fronte a un nuovo racconto cosmologico che ci porta a sentire il cosmo assai diverso rispetto a quel piccolo mondo in cui siamo nati e cresciuti e diversa è la posizione dell’uomo al suo interno. Responsabile e co-creatore. Qui si aprirebbe un interessante discorso sulle religioni, ma lo faremo una prossima volta.
L’identità non ha sede solo nel cervello ma è anche spirituale ed è intorno a questa che mi ponevo alcuni interrogativi.
Ho trovato interessanti “pensatori” che spero mi aiutino in questa ricerca che mi affascina e non è volta a togliermi l’ombra del “nulla, ma a raggiungere una fede che mi faccia sentire adulta.
Al di là del tentativo che ci accomuna di vivere su questa terra una vita non inutile e insensata, anch’io spero di terminare la corsa nelle braccia di Colui che ha inventato questo strano e grandioso Universo. Voglio anche credere, forse contro ogni ragionevolezza, che in quell’abbraccio in qualche modo ancora incontreremo chi abbiamo molto amato.
Siamo umani ed è naturale proiettare nell’al di là i nostri desideri dell’al di qua … ma se la fede è un mistero non credo che potrà disvelarsi con le stesse caratteristiche (antropomorfiche) cui siamo abituati … ma saremo cambiati anche noi e sentiremo (come sentiremo?) in un altro modo. Non sentiremo penso la sofferenza del distacco perché sarebbe come ammettere possibile l’inferno, sarà tutto diverso; la fede penso sia credere che sarà “bene” … anche essere un puntino nel cosmo.
Noi esseri umani non sappaimo cosa ne sarà di noi dopo la morte. Vorremmo che questo passaggio decisivo avesse un senso. E allora immaginiamo un sacco di cose. E questo va avanti da millenni. In realtà non sapremo mai che cosa ci aspetta di là. Quello che è importante, e questo mi sembra il succo della tua riflessione, è pensare che la nostra vita non sia stata inutile e che qulcosa di noi resti per e nelle future generazioni. Anch’io lo penso, lo desidero, lo spero. Comunque cerco soprattutto di non lasciarmi prendere dallo scoraggiamento e dai sensi di colpa. Anch’io penso che siamo una piccola molecola di questo universo e con la nostra morte ritorneremo nel cosmo da cui siamo venuti. Oppure, potremmo dire, nelle braccia di Colui che ha inventato questro strano e grandioso Universo.