La fede come psicoterapia
Veronesi in un video afferma giustamente che la cura del corpo deve cominciare dall’anima, cioè dalla persona in tutte le sue facoltà. Perciò un ruolo fondamentale nella cura del paziente deve essere assegnato alla psico-terapia, la terapia dell’anima. Per questo esiste oggi la psicoterapia, di cui i medici, e non solo loro, dovrebbero essere al corrente. Ora proprio la fede, nelle sue manifestazioni religiose o atee, deve essere una psicoterapia e coloro che la coltivano, in primis i sacerdoti, dovrebbero essere psicoterapeuti. Purtroppo, come i medici anche i sacerdoti possono dimenticarsi della persona, limitandosi a curare, con dogmi e precetti morali, le manifestazioni esterne della persona. E’ un errore che si paga. E’ anche per questo che oggi tanta gente si allontana dalla Chiesa.
Una riflessione può essere fatta sull’ex sacerdote, teologo e psicanalista espulso dalla Chiesa cattolica, Scrisse “Funzionari di Dio: Psicogramma di un ideale”, dove mette in risalto gli aspetti legati all’inconscio collettivo e ai meccanismi di rimozione, compensazione che il teologo riscontrò nella terapia ventennale di numerosi chierici. Dall’opera emerge un quadro ed un’analisi agghiacciante: spesso colui che entra in seminario per diventare sacerdote lo fa non già per una vocazione quanto per la sicurezza che l’apparato-Chiesa offre ad una personalità debole ed insicura. In particolare spesso il seminarista ha alcuni conflitti irrisolti legati alla sessualità, all’attaccamento alla madre, all’incapacità di gestire le sue pulsioni. Il chierico vede nella Chiesa una sorta di utero o grembo che lo dovrebbe proteggere da una questione sessuale ancora aperta: con il voto di castità e di obbedienza il seminarista si illude di poter superare il problema non dovendosene più occupare. Nell’ottobre del 1991, l’arcivescovo revocò a Drewermann l’insegnamento presso il seminario di Paderborn e poco dopo lo ridusse allo stato laicale. Il suo limite sostanzialmente è stato quello di generalizzare ed estendere a tutta la realtà ecclesiale i problemi di alcuni gruppi di persone.
Si veda ad es. il link: https://it.wikipedia.org/wiki/Eugen_Drewermann.
Una lettura interessante potrebbe anche essere quella del saggio di Hanna Wollf “Gesù psicoterapeuta. L’atteggiamento di Gesù nei confronti degli uomini come modello della moderna psicoterapia” Queriniana.
Questo libro è frutto dell’esperienza acquisita nella pratica psicoterapeutica. L’autrice ha constatato con sorpresa, nel sottoporre a trattamento i suoi pazienti, di ricorrere, talvolta involontariamente, ad un termine del linguaggio biblico per definire una circostanza di natura psichica o per riassumere efficacemente il risultato di una riflessione. Più volte le è accaduto di rivedere vecchi pazienti che le hanno assicurato di essersi sempre attenuti alla parola – una parola di Gesù – udita da lei e di averne tratto pieno giovamento.
È così che l’autrice è giunta alla conclusione che le parole, gli atti e la vita di Gesù debbano avere, per molti aspetti, un significato dal punto di vista della psicoterapia. Ed ha così incominciato ad approfondire questa sua intuizione.
L’edizione italiana è introdotta da Sandro Spinsanti, docente di etica medica.
Carlo E. L. Molteni
Penso anch’io che molte persone si allontanino perché non si sentono accettate e valorizzate all’interno della chiesa. È una “colpa” dei sacerdoti, ma è soprattutto un problema delle nostre comunità, in cui siamo spesso pronti a giudicare ed escludere chi non si conforma ad un modello prefissato. Non viene considerata la persona nella sua profondità, con tutte le sue debolezze, o malattie, se vogliamo tornare all’esempio di Veronesi, ma anche con tutta la sua originalità e complessità. Eppure il bisogno di essere ascoltati davvero, senza giudizi e senza fretta, è un bisogno profondo ed inestinguibile che la chiesa, intesa proprio come comunità, ha sempre più trascurato, lasciandolo in gestione a psicanalisti e psicoterapeuti.