Tempo Ordinario C – 31. Domenica
Il vangelo di questa domenica propone alla riflessione della comunità la vicenda di Zaccheo, il quale è protagonista di una conversione genuina al Vangelo del Regno. La prima lettura propone di affrontare questo tema dal punto di vista di Dio, la cui misericordia è l’unica capace di suggerire un cambiamento radicale di vita. Dio ama tutti gli esseri umani perché è stato lui a crearli. Dio ha compassione di tutti e chiude gli occhi sui peccati degli uomini aspettando il loro pentimento. La misericordia di Dio è un mistero che il credente non può spiegare ma solo sperimentare nella propria vita.
I frutti della misericordia di Dio appaiono nella vicenda di Zaccheo: egli era un pubblicano, cioè un agente del fisco, ricco e potente, il quale, ricevendo la visita di Gesù, improvvisamente cambia il suo atteggiamento nei confronti del suo prossimo. Egli percepisce la presenza di Gesù nella sua casa come un segno della misericordia divina che libera e guarisce. Certo, Zaccheo doveva essere molto ricco se, dopo aver dato metà dei suoi beni ai poveri, gli resta la possibilità di restituire quatto volte quello che ha frodato. Dopo che Gesù è andato nella sua casa, Zaccheo scopre che le persone vengono prima delle cose. Gesù lo sottolinea attribuendo la salvezza di Zaccheo non alle opere da lui compiute ma al fatto che anche lui, pur essendo un pubblicano, è figlio di Abramo: infatti ha riscoperto il significato di essere membro di un popolo che ha un rapporto speciale con Dio: infatti egli scopre che il senso della vita consiste non nel possesso dei beni materiali, ma nella giustizia e nella fraternità. Con questo racconto Luca, l’unico evangelista che lo riporta, vuole mettere in luce il capovolgimento di valori che ha luogo quando uno si incontra con Dio.
Nella seconda lettura si affronta il tema della seconda venuta di Gesù e si afferma, a nome di Paolo, che essa non è imminente. L’attesa della fine del mondo è oggi al di fuori delle prospettive della gente. Resta però la visione di un mondo migliore per il quale vale la pena combattere e soffrire, rinunziando al possesso egoistico dei propri beni. È questo il modo giusto di glorificare Dio.
La vicenda di Zaccheo, nel contesto della liturgia odierna, mostra come la misericordia di Dio raggiunga anche persone che hanno accumulato, magari in modo disonesto, una grande quantità di beni. In questo caso Gesù non esige l’abbandono dei propri beni, come aveva fatto con l’uomo ricco che aveva invitato a seguirlo, ma indica la strada per usarli correttamente, al servzio del proprio prossimo.
Quello che maggiormente colpisce nel racconto di Zaccheo è la tempestività con la quale si priva dei suoi beni accumulati in gran parte con estorsioni e frodi. Probabilmente si tratta del punto d’arrivo di un processo iniziato già prima, sotto lo stimolo di informazioni che gli erano giunte circa la predicazione di Gesù. È significativo il fatto che Gesù, incontrandolo, non dice nulla: non rimprovera, non esorta, non minaccia. Per provocare il suo cambiamento è sufficiente il suo sguardo, nel quale Zaccheo coglie lo sguardo di quel Dio amante della vita, sollecito di tutte le sue creature e desideroso di coinvolgerle nel suo amore, di cui parla la lettura della Sapienza. L’incontro personale con Gesù è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’evangelista non dice nulla circa il seguito della storia. Che cosa ha fatto Zaccheo dopo aver ridistribuito il maltolto? È andato avanti con la sua professione di esattore delle tasse facendo onestamente il suo mestiere? Era possibile senza ricadere negli stessi abusi? All’evangelista non interessa dare una risposta a queste domande. Per lui è importante mettere in risalto il cambiamento di mentalità che comporta l’incontro con Gesù. Qualunque cosa abbia fatto in seguito, Zaccheo è diventato un uomo nuovo, ha rotto i ponti con la categoria di ricchi egoisti e corrotti a cui apparteneva, ha continuato la sua ricerca spirituale che non può non aver dato i suoi frutti. Per noi tuttavia resta una questione non indifferente: come situarsi di fronte a un’economia che sta creando enormi problemi a tutta l’umanità: divario sempre maggiore tra ricchi e poveri, inquinamento, cambiamenti climatici, instabilità sociale. Non basta più oggi mettersi dalla parte delle persone oneste, che pagano le tasse (magari solo quando non possono farne a meno), che fanno un po’ di beneficenza, ma approfittano dei privilegi forniti loro da un sistema economico ingiusto. Diversamente dai tempi di Gesù, noi abbiamo informazioni, strumenti di comunicazione, una notevole formazione culturale, un regime democratico. Che cosa dobbiamo fare se veramente abbiamo aperto la porta e il cuore a Gesù? Ciascuno deve porsi questa domanda. Il cambiamento interiore sarà valido solo se a esso farà seguito un vero e consapevole impegno nel sociale, alla ricerca di un bene che, partendo dal nostro piccolo, non potrà non espandersi in tutta la società.
Vedo Zaccheo, questo ricco, malvisto esattore di tasse che riscuote – oltretutto, per conto dell’invasore – senza farsi scrupolo se a scapito dei suoi connazionali più poveri e emarginati, come un uomo “solo” sotto l’inconscio peso dei propri errori e perciò in dissenso con sé stesso …, ma ricerca. Chissà non si chieda: non sia proprio lui “questo Gesù” di cui tutti parlano come di un grande profeta capace di riappacificarmi? Perciò, per vederlo senza esser visto, si arrampica su un albero e lì attende il suo passaggio…
Ma Gesù lo vede, vede il suo/nostro desiderio di conversione e tanto gli basta per salvarci. Subito lo chiama.
Matteo scopre la certezza di essere amato da Dio e la vita ha nuovamente senso.
E sapore, il sapore della solidarietà con tutta questa nostra povera e dolorante umanità in cammino
Non credo ci siano molte persone veramente povere per scelta. Quando si possiede si può decidere, per una condotta etica perseguita, che crede nella giustizia e nella solidarietà, di vivere con sobrietà, di impegnarsi nella ricerca dell’essenziale per permettere ad altri di servirsi di quello che per noi abbiamo capito essere il superfluo. Ma molto più in là è difficile andare (anche Zaccheo si impegna a dare la metà di ciò che possiede …): per egoismo? per i condizionamenti e le esigenze che il “sistema” in cui viviamo – sociale, familiare – ci richiede? La risposta non è sempre facile (come valutare ciò che è veramente superfluo? un viaggio, un bel concerto, una macchina più comoda e veloce? Se pensiamo a bambini che non cenano …, ma tanto i santi sono quelli là in alto, non necessariamente quelli dalla porta accanto … non ci resta che educare la coscienza perché sia onesta ed obiettiva. E questa forse ci dice che oltre i beni materiali, possediamo molto altro. Capacità culturale, relazionale, di lettura dei segni dei tempi … anche questi beni sono da spendere per rendere o sperare di rendere il mondo migliore e più giusto.